La notizia che la leadership di Ubisoft sta ufficialmente considerando di vendere la compagnia ha scosso milioni di fan ma per gli appassionati che seguono da vicino le vicende della casa di sviluppo francese, la rivelazione è servita soltanto a confermare i sospetti.

Il vertiginoso crollo delle azioni sul mercato, il fallimento sistematico di progetti sempre più costosi e una gestione miope delle risorse hanno portato uno degli ormai ex grandi protagonisti dell’industria videoludica ad un passo dal fallimento. Assassin’s Creed Shadows sarà l’ultima occasione per l’attuale classe dirigente di Ubisoft ma sembra che ormai il destino della compagnia sia segnato.

Vogliamo cogliere l’occasione per rivisitare il celebre passato di Ubisoft e ricordare un’era in cui la compagnia si conquistava un posto al tavolo dei grandi grazie alla sua creatività e maestria nel design. Prenderemo in esame Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo, il titolo che ha segnato l’inizio dell’epoca d’oro di Ubisoft.

Mille e una notte

Prince of Persia Ubisoft

La serie Prince of Persia era stata creata sul finire degli anni ’80 da una piccola software house statunitense, che aveva sviluppato una trilogia di platform. Nel 1999 però gli sviluppatori originali hanno venduto l’IP a Ubisoft che quattro anni dopo avrebbe rivoluzionato la saga con Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo.

Il titolo del 2003 non perde tempo nel presentarci l’ambientazione e i personaggi. Ci caliamo nei panni del giovane Principe di Persia, intento ad assediare il Palazzo del Maharajah indiano. Il ragazzo vuole impressionare suo padre e provare il suo valore così prende parte alla sua prima importante battaglia che si conclude con la caduta della città indiana e il saccheggio della stessa da parte dell’esercito persiano. I vincitori si impossessano della reliquia nota come la ‘Clessidra’ e prendono prigioniera la figlia del Maharajah, Farah. Il Principe nel frattempo aveva combattuto valorosamente e durante la battaglia si era imbattuto nel Pugnale del Tempo, l’artefatto magico attorno al quale ruoterà l’intera trama del gioco.

Una volta raggiunto il Palazzo Reale scopriamo che la campagna di conquista persiana era stata appoggiata dal Visir Zervan, che aveva tradito il suo popolo in cambio di una parte del bottino di guerra. Zervan viene chiaramente dipinto come una presenza malvagia e conferma il suo ruolo quando riesce a convincere con l’inganno il Principe ad utilizzare il suo Pugnale per sbloccare il sigillo della Clessidra del Tempo. Questa libererà una maledizione che trasforma tutti gli abitanti in mostri di sabbia assetati di sangue.

Si salveranno solamente il Principe, Visir Zevran e Farah, grazie alla protezione dei loro amuleti magici. Da questo momento in poi il Principe e Farah collaboreranno per scoprire la verità dietro a questa strana maledizione e per vendicarsi del mavagio Zevran.

Il Principe ricopre anche il ruolo di narratore della storia, quindi ascolteremo spesso la sua voce che a volte si rivolge direttamente a noi. Ne emerge un carattere piuttosto abrasivo e sarcastico, dalla personalità pomposa e infantile che si rivolgeva perfettamente al target dell’adolescente cresciuto negli anni 2000.

Il difetti del Principe però non danneggiano la validità del suo personaggio ma ne arricchiscono la profondità. Parte dall’essere un rampollo della famiglia reale che cerca l’approvazione del padre e arriva a trovare la sua maturazione lungo il corso della storia. L’ingegno di Ubisoft nel contestualizzare la crescita del protagonista si traduce anche nel suo aspetto fisico. All’inizio della storia siamo avvolti dalle nostre vesti nobili ma col passare del tempo i vestiti si stracciano e si rovinano, per indicare al giocatore attraverso una metafore che la personalità del Principe sta venendo plasmata dalle difficoltà che sta affrontando.

Il rapporto con Farah sfocia in amore in quella che può risultare una svolta prevedibile, tuttavia funziona piuttosto bene nell’economia narrativa di Prince of Persia. Farah non viene ritratta come una principessa inerme da salvare ma come una vera e propria compagna di viaggio del protagonista. Avrà un ruolo attivo anche nelle sezioni di gameplay aiutandoci nei combattimenti e spaventandosi quando il Principe si lancerà in un salto acrobatico più pericoloso del previsto. Farah e il Principe sono il vero centro della trama, che si incentrerà in maniera preponderante sui loro due archi narrativi.

Il potere del tempo

Prince of Persia è considerato come il progenitore di Assassin’s Creed e si riescono infatti ad intravedere già alcuni elementi di gameplay che verranno presi in prestito per dare vita alla ben più longeva saga targata Ubisoft.

I movimenti acrobatici del Principe sono la prima forma rudimentale del sistema di parkour che caratterizzerà i primi Assassin’s Creed ma Prince of Persia: Le Sabbie del tempo resta ancora contaminato dalle sue origini platform. Le sezioni di esplorazioni sono infatti scandite da salti e piroette in cui il tempismo è fondamentale per superare la sfida con successo.

Si può definire il tempo come l’elemento centrale del gameplay, perchè il Pugnale del Tempo ci darà la possibilità di riavvolgere il tempo in caso di fallimento e riprovare. Questa funzione era davvero rivoluzionara per l’epoca perchè dava al giocatore la possibilità di manipolare il suo eventuale fallimento e capire se e quando valesse la pena riavvolgere il nastro e ritentare il salto.

Il gameplay fondato sul parkour e la manipolazione del tempo si abbina ad un mondo di gioco graficamente spettacolare per gli standard del 2003. Gli sviluppatori riescono nell’impresa di costruire un mondo di gioco variegato e coerente, composto dagli interni arabeggianti del Palazzo fino ad arrivare agli ambienti esterni che brillano al chiaro di luna.

Ubisoft non rompe mai la nostra illusione presentandoci un mondo compatto da percorrere in maniera armonica, senza il bisogno di alcun ‘loading screen’ e ogni tanto allontana la telecamera per farci assorbire tutta la meraviglia dipinta sullo schermo.

Il combattimento è l’anello debole

Il sistema di combattimento di Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo è considerato essere l’elemento più carente del gioco ed effettivamente presenta molti fastidiosi limiti. Affrontare i nemici è un’attività necessaria per assorbire dai loro corpi le ‘Sabbie del Tempo‘, necessarie ad attivare il potere del riavvolgimento temporale del nostro Pugnale.

Se alcuni elementi del gioco hanno anticipato i tempi, il combattimento rimane gestito in maniera rudimentale. Le orde di nemici da sconfiggere si scontrano con il movimento lento e inaffidabile del Principe, che rende l’esperienza piuttosto frustrante. L’obiettivo di Ubisoft era quello di comunicare l’elemento di spettacolo anche nei momenti di combattimento ma le animazioni inutilmente virtuose ed elaborate finiscono per creare sezioni belle da vedere ma insopportabili da giocare.

Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo è stato un gioco che ha lanciato Ubisoft grazie ad una narrativa coinvolgente e un gameplay innovativo e originale, caratteristiche che allora distinguevano lo studio. La compagnia ha perso ormai da anni ciò che la rendeva speciale e, nella cieca ricerca del facile profitto, si è persa ripetendo errori banali che rischiano di costarle caro.

Sappiamo che un remake di Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo è in produzione ma è da diverso tempo che lo studio non condivide più informazioni a riguardo. Il futuro incerto di Ubisoft mette in serio pericolo il futuro del progetto ma chiunque dovesse ereditare il franchise avrà un ottima base da cui ripartire.

Unisciti a noi e segui l’Alpaca su Instagram e X.