Il mondo dei videogiochi è cambiato molto negli ultimi decenni. Oggi le grandi software house spendono centinaia di milioni per produrre i loro titoli di punta e gran parte dei fondi vengono spesi per campagne pubblicitarie fondamentali a promuovere il videogioco.
Il panorama videoludico moderno ha a disposizione una moltitudine di strumenti per attirare attenzione sui propri nuovi progetti. I social network sono più potenti che mai e le figure di influencer e streamer sono diventate centrali per determinare il successo di un videogioco. In passato però le campagne di marketing non erano così standardizzate e ogni casa produttrice doveva ingegnarsi per tentare di accrescere l’interesse attorno al nuovo videogioco da lanciare sul mercato.
Abbiamo raccolto le trovate di marketing più geniali della storia dei videogiochi, le quali hanno generato interesse e controversie a causa dei metodi poco ortodossi utilizzati dagli sviluppatori. Alcune di queste sono state promosse da famosissime case di produzione, che hanno deciso di uscire dagli schemi per farsi notare dal pubblico.
Messaggio in bottiglia – Bioshock 2

Con il primo Bioshock, nel 2007, Ken Levine ci aveva mostrato per la prima volta il distopico mondo di Rapture, rivoluzionando il genere FPS grazie ad una narrativa pungente e a una forte critica del sistema capitalista.
L’attesa per il sequel aveva raggiunto livelli altissimi e, nel 2009, il publisher 2K ha deciso di implementare una strategia di marketing davvero geniale per promuoverne il lancio.
La stampa ricevette un messaggio criptico, che indicava dieci spiagge sparse per il mondo e riportava la data dell’8 agosto. Nel corso del pomeriggio estivo, i fan accorsi sul posto avrebbero trovato una moltitudine di bottiglie con all’interno dei poster promozionali del gioco, che richiamavano l’estetica della metropoli sotterranea.
Anche la spiaggia di Rimini è stata protagonista di questa trovata di marketing e, se siete stati fra i fortunati che sono riusciti a raccogliere una delle bottiglie fatecelo sapere nei commenti. Sarebbe davvero interessante poter ascoltare l’esperienza di un testimone oculare.
Piccioni a Wimbledon – Virtua Tennis 2

I simulatori sportivi sono stati fra i primi videogiochi a trovare un successo di massa, che poi si è tradotto nei franchise giganteschi che troviamo sul mercato oggi, come EA Sports FC o NBA 2K.
Virtua Tennis è stato uno dei pionieri di questo genere videoludico, portando il tennis nelle sale giochi grazie ad una simulazione che, all’epoca, era considerata molto realistica.
Nel 2001 Virtua Tennis 2 stava per sbarcare in Europa e, per promuovere il lancio, SEGA aveva preparato una trovata di marketing mai vista prima. Questa consisteva nel imprimere il logo del gioco con vernice spray sul petto di un gruppo di piccioni, addestrati a volare sui campi da gioco e di fronte al pubblico di Wimbledon.
SEGA ha rassicurato che nessuno dei piccioni erano stato maltrattato durante le preparazioni ma l’evento fece comunque discutere le associazioni animaliste. Al netto delle polemiche però, questa resterà una delle operazioni di marketing più stravagante di sempre.
Chiamate vostro figlio Dovahkiin – Skyrim

Sono pochi i videogiochi che hanno raggiunto un impatto culturale paragonabile a quello di Skyrim, il capolavoro di Bethesda che il buon Todd Howard ha portato su tutte le console esistenti.
All’epoca però lo studio stava sgomitando per entrare nell’Olimpo del gaming con Oblivion e Fallout 3, quindi per pubblicizzare la loro opera più grande hanno pensato ad una trovata di marketing altrettanto esagerata. Bethesda avrebbe regalato ogni suo videogioco, passato, presente e futuro, a chiunque avesse chiamato il proprio pargolo col nome di Dovahkiin.
Una provocazione che soltanto una coppia statunitense ha deciso di raccogliere, chiamando il loro primogenito Dovahkiin Tom Kellermeyer. La coppia è poi stata intervistata e ha rivelato che effettivamente lo studio ha rispettato gli accordi regalando alla famiglia i codici per Fallout 4, Fallout 76 e Starfield.
Indignazione materna – Dead Space 2

Il primo Dead Space è stato un successo per merito della capacità di Visceral Games di raccontare l’agghiacciante avventura di Isaac Clarke a bordo della USG Ishimura. Farsi strada all’interno della stazione spaziale infestata di alieni impugnando il nostro fidato Plasma Cutter ha rimodellato il genere del survival horror, regalandoci un’esperienza rimasta negli annali del gaming.
Allo scopo di pubblicizzare l’uscita del sequel, che sarebbe arrivato a gennaio del 2011, EA ha invitato un gruppo di mamme nei loro uffici e le ha sottoposte a spezzoni di gameplay, le quali ritraevano alcune delle scene più cruente che il gioco avrebbe avuto in serbo.
Il video delle espressioni terrorizzate delle mamme sarebbe stato poi utilizzato come materiale promozionale, per segnalare ai giocatori quanto Dead Space 2 avrebbe alzato gli standard di violenza stabiliti con il primo capitolo.
Si sa che le mamme si sono sempre preoccupate per la violenza presente nei videogiochi a cui i loro figli sembravano così appassionati, e fare leva su questo sentimento è stata una mossa di marketing crudele ma geniale che EA ha sfruttato appieno.
Vi paghiamo la multa – Burnout 2

Il sequel del racing game di Criterion sarebbe arrivato a settembre del 2002 e gli sviluppatori avevano bisogno di comunicare ai potenziali giocatori quanto con Burnout 2 avrebbero potuto eseguire le più mirabolanti corse ed acrobazie mai viste.
Per questo motivo la trovata di marketing concepita dallo studio inglese è stata così sopra le righe. Gli sviluppatori di Burnout 2 avevano dichiarato che il publisher avrebbe pagato tutte le multe per eccesso di velocità emesse durante la giornata del lancio in tutto il Regno Unito.
Questa folle mossa di marketing fu ampiamente criticata dalla stampa locale, che la riteneva irresponsabile e pericolosa. Tutto ciò però finì per riflettersi positivamente sulle vendite del gioco, che sono arrivate a raggiungere la quota di circa 2 milioni, dimostrando che a volte non esiste una ‘cattiva pubblicità’.
Vi ricordate qualche altra pubblicità strampalata?
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