Nel corso dell’ultimo decennio l’universo videoludico ha vissuto un’ascesa gigantesca. Sempre più persone sono rimaste affascinate dai videogiochi, che ora sono più grandi e influenti che mai. Questo ha naturalmente causato una trasformazione dell’industria, che da piccola partecipate del mondo dell’intrattenimento è arrivata a dominare completamente il settore con progetti milionari sempre più curati a cui lavorano centinaia di persone.

Che preferiate le esperienze cinematiche di casa PlayStation, le avventure ad alta tensione di Xbox o la nostalgia colorata di Nintendo, è impossibile non notare come i grandi attori dell’industria si siano evoluti molto velocemente nell’ultimo periodo. Questa svolta ci ha regalato titoli sempre più realistici e ad altissimo budget che da ragazzini non avremmo potuto nemmeno sognare, ma purtroppo esiste anche un’altro ben più sinistro di questa rapidissima ascesa in popolarita.

Oggi i videogiochi sono trattati come un business e devono rispettare ferree linee guida dettate dalla leadership e dal mercato. Questo impone obblighi stringenti, ad esempio delle scadenze non sempre realistiche che hanno in diverse occasioni obbligato gli sviluppatori a lanciare i propri titoli sul mercato in uno stato non proprio ottimale. Oggi vogliamo ricordare i peggiori esempi di questa triste tendenza e magari ricordare col sorriso i lanci più catastrofici della storia dei videogiochi.

Cyberpunk 2077 – CD Projekt Red

Non si può cominciare una lista del genere senza citare il principe di tutti i lanci controversi: Cyberpunk 2077. Il mondo dei videogiochi nell’epoca pre-pandemica era molto diverso da quello di oggi ma siamo sicuri che molti di voi se lo ricordano bene. L’esplosione del mercato videoludico ancora doveva avvenire ma già all’orizzonte si stagliava il profilo di un titolo che avrebbe trasformato per sempre questa forma d’arte che tanto amiamo.

Cyberpunk 2077 era sulla bocca di tutti e veniva trattato come il titolo che avrebbe portato i videogiochi definitavemnte nel mainstream. Le voci, i rumor e i leak si rincorrevano sulle pagine di tutte le testate e su tutti i social network, dove ognuno comunicava le proprie congetture relative all’imminente kolossal di CD Projekt Red. Lo studio polacco era reduce dall’ottimo The Witcher 3 e era stato eletto a studio portavoce dei gamer, grazie ai suoi lavori di qualità e il suo approccio favorevole al consumatore ed è per questo che la delusione fu ancora più cocente.

Quando finalmente il 20 dicembre tutti noi abbiamo avviato il gioco del secolo siamo stati accolti da una visione da incubo. Bug, problemi tecnici, e limitazioni grafiche rendevano Cyberpunk praticamente il giocabile su PlayStation 4 e Xbox One, ma anche su PC e next-gen la situazione era allarmante. La delusione dei giocatori si è presto trasformata in ira e in pochi giorni CDPR si è giocata tutta la fiducia guadagnata in anni di onorata carriera, passando dall’essere eroe dei gamer a bersaglio prediletto di rancori e frustrazioni. Sony decise addirittura di eliminare il titolo dal proprio store ma ormai il danno era fatto: Cyberpunk 2077 aveva distrutto le illusioni dei videogiocatori, traditi dalla compagnia che più li rappresentava.

Appare impossibile risollevarsi da un disastro del genere, ma CDPR ce l’ha fatta, imegnandosi a ricostruire lentamente l’impalcatura del gioco e regalando finalmente ai fan la versione di Cyberpunk 2077 che avrebbero meritato nel 2020. A completare la redenzione di CDPR è stato poi il DLC Phantom Liberty, con cui lo studio ha sfoggiato tutta la sua abilità riconquistando la fiducia dei giocatori che ora attendono la vera prova del nove: The Witcher 4.

Fallout 76 – Bethesda Game Studios

Chi ci segue da un po’ di tempo lo sa, qui siamo grandi fan della saga di Fallout. L’epopoea postapocalittica ideata da Interplay e poi ceduta a Bethesda ci ha regalato alcune delle migliori esperienze nella nostra lunga carriera di videogiocatori. Dall’esplorare il deserto del Mojave in Fallout: New Vegas, fino a farci largo fra le rovine di Boston in Fallout 4, abbiamo speso migliaia di ore nella zona contaminata, vivendola, respirandola e moddandola a non finire.

Quando nel 2018 Todd Howard ha annunciato un nuovo Fallout multiplayer siamo rimasti sorpresi, ma la diffidenza è stata la prima risposta automatica che il nostro cervello da gamer ha corrisposto alla notizia. Come avrebbe fatto Bethesda a cucire un multiplayer su un motore così arcaico e primitivo come il Creation Engine? La risposta è arrivata il 14 novembre 2018, quando i giocatori sono stati accolti per la prima volta in quell’inferno a cielo aperto che era Fallout 76 al lancio.

Bethesda non è mai stata nota per essere un’avanguardia sul lato tecnico e i bug sono sempre stati un segno distintivo dello studio, che ha reso possibile la creazione di una serie di compilation esilaranti su YouTube e vari social. In questo caso però i giocatori sembravano molto meno divertiti però. Fallout 76 era ingiocabile al lancio e alle controversie relative al gioco si sono unite quelle legate ad alti prodotti satelliti come il casco dell’Armatura Atomica incluso nella Collector’s Edition che si è rivelato essere infestato dalle muffe o la bottiglia di plastica brandizzata Nuka Cola venduta a 80$.

Fu un disastro per il quale Bethesda dovette correre ai ripari e recuperare in qualche modo una reputazione che sembrava macchiata per sempre. Anche qui siamo davanti ad un caso di eroi decaduti, gli stessi che ci avevano regalato Skyrim solo qualche anno prima ci avevano tradito con una mossa escogitata solamente per fare cassa sulle spalle dei giocatori, alcuni dei quali non perdoneranno mai Todd e i suoi.

Oggi Fallout 76 è rinato grazie anche alla serie tv di Amazon Prime Video e ad un flusso costante di contenuti nuovi, ma resta difficile per molti sciacquarsi quel sapore amore lasciato da un lancio così disastroso. Ora Bethesda sembra essere sulla via della redenzione grazie al meraviglioso Oblivion Remastered, ma il vero test che lo studio dovrà superare è rappresentato da The Elder Scrolls VI, un titolo che il nostro Todd non può permettersi di sbagliare.

No Man’s Sky – Hello Games

Passiamo ad una delusione che personalmente fa un po’ più male delle altre. Il gioco in questione è No Man’s Sky, il simulatore spaziale di Hello Games che prometteva di rivoluzionare il concetto di esplorazione e di videogioco in sè.

Prima della sua uscita nel 2016 non si parlava d’altro e il boss dello studio Sean Murray rimbalzava fra testate giornalistiche e talk show per descrivere come la sua creatura avrebbe offerto ai giocatori un’intera galassia da esplorare, con pianeti, civiltà e fazioni da scoprire in un universo praticamente infinito che replicava quello in cui viviamo. Personalità importanti dell’intrattenimento e della scienza hanno iniziato ad interessarti al progetto ed evidentemente per il piccolo team britannico la pressione è stata troppa.

All’uscita nell’agosto 2016, No Man’s Sky si è rivelato soltanto una copia sbiadita di ciò che era stato descritto nel materiale promozionale. Una serie di pianeti generati proceduralmente, conditi da una quantità insufficiente di contenuti e uno stato tecnico a dir poco precario hanno affossato il titolo, che è stato preso di mira dalle critiche del web.

Alcune associazioni di consumatori hanno addirittura fatto causa allo studio di sviluppo per pubblicità ingannevole e a quel punto l’unica possibilità per Sean Murray e soci era quella di rimboccarsi le maniche. Negli anni No Man’s Sky è stato infarcito di contenuti gratuiti che l’hanno reso un titolo di tutto rispetto e i fan ora guardano con interesse il prossimo titolo dello studio Light No Fire, che però sembra essere nuovamente un progetto molto ambizioso.

Ce la farà questa volta Hello Games a non disattendere le promesse fatte ai fan?

Anthem – Bioware

Se Dragon Age: The Veilguard è diventato una minaccia così grande ad uno degli studi di sviluppo più acclamati di sempre nella storia dei videogiochi, la colpa è soprattutto di Anthem, un titolo la cui esistenza ancora ci confonde. Bioware era considerata fino a pochi anni fa la casa madre di tutti i grandi RPG, che aveva dato i natali a saghe leggendarie come Baldur’s Gate, Star Wars: Knight of the Old Republic, Mass Effect e Dragon Age.

Nemmeno la lunga e avida mano di EA era riuscita a scalfire il regno fatato di Bioware, ma la corruzione creativa all’interno dello studio aveva già iniziato ad emergere con un mediocre Mass Effect: Andromeda, prima di arrivare al disasto che fu Anthem. Un multiplayer live-service in cui i giocatori avrebbero interpretato robottoni in stile Iron-Man e avrebbero unito le loro forze per affrontare quest giornaliere, raid e raccogliere oggetti e skin da mostrare ai propri amici, tutto naturalmente disponibile nello store appositamente creato per smerciare microtransazioni in quantità.

La bandiera degli RPG era stata infagata dal più bieco aziendalismo, e invece delle leggendarie epiche alle quali ci aveva abituato, Bioware ha propinato ai suoi fan un sottoprodotto live-service defunto ancora prima di arrivare sugli scaffali. A nulla sono valse le road map, le promesse e le scuse, i server di Anthem sono stati definitivamente chiusi ponendo fine ad uno dei progetti più inconcepibili degli ultimi anni.

Concord – Firewalk Studios

Concord videogiochi

Concludiamo con quello che è forse il più grande flop della storia dei videogiochi. Definire il lancio di Concord disastroso sarebbe un eufomismo, perchè l’hero shooter lanciato da Firewalk Studios lo scorso anno sotto l’egida PlayStation è crollato ancora prima di nascere. I numeri delle due demo estive avevano già causato non poche preoccupazioni, ma quando è arrivato il 23 agosto il quadro si è fatto ancora più nero.

Il gioco non è riuscito a sfondare nemmeno la quota di 700 giocatori attivi si Steam, una cifra davvero imbarazzante per PlayStation, che aveva sostenuto un ciclo di sviluppo quasi decennale per dare vita a quella che resta la più grande macchia nella sua lunga storia di successi. L’indifferenza è stata tale che il 6 settembre, a sole due settimane dal lancio, i server sono stati chiusi per sempre terminando, scrivendo la fine anticipata di uno dei videogiochi più fallimentari di sempre.

Le colpe vanno alla mancanza di visione della leadership, ostinata a propinare live-service alla sua fanbase da sempre affezionata alle avventure cinematiche single-player. Concord è fallito ancora prima di arrivare, diventando il simbolo di tutto ciò che i giocatori non vogliono mai più vedere, ovvero un titolo totalmente asettico, nato dai grafici dei Consigli d’Amministrazione e non dalla creatività di un team che crede in quello che fa.

Nessuno piangerà Concord. Se n’è andato com’è arrivato, fra l’indifferenza e le risa di scherno degli astanti.

Quali videogiochi vi hanno deluso di più al lancio?

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