Intervista a Ludos Forge, gli sviluppatori di Malware City

Chi ci legge da un po’ di tempo già lo saprà, qui a Gaming Alpaca abbiamo una grande passsione per il mondo indie. Siamo nati con lo scopo di esaltare i progetti indipendenti, che in un’industria sempre più votata al profitto, riaccendono il bagliore della creatività. Ci ricordano come i videogiochi siano frutto della passione di sviluppatori motivati e non necessariamente prodotti creati al fine di riempirsi le tasche.

In Italia abbiamo un settore indie estremamente florido, che cresce giorno dopo giorno diventando sempre più influente. Ci sono tantissime realtà che promuovono gli sviluppatori indipendenti e offrono loro importanti palcoscenici per mettersi in mostra. Uno dei più rinomati è sicuramente lo Svilupparty, l’evento annuale che si tiene a Bologna dove studi da tutta italia si riuniscono per presentare i loro progetti. Alla manifestazione di quest anno era presente anche Ludos Forge, lo studio toscano che ha illustrato il suo primo titolo chiamato Malware City.

Abbiamo avuto l’opportunità di scambiare quattro chiacchiere con gli sviluppatori, che ci hanno raccontato alcuni retroscena molto interessanti sul loro progetto e oggi vogliamo approfondirlo insieme a voi.

Il Trojan Horse più adorabile del web

Malware City

Che cos’è Malware City? Il titolo che segna il debutto di Ludos Forge è un platform 2-D in cui prendiamo il controllo di Vundo, un Trojan Horse che viene rappresentato in maniera geniale dagli sviluppatori e prende le sembianze di un piccolo cavallo viola dalla criniera verde.

Il simpatico protagonista è l’agente di un hacker, che però lo vede soltanto come un software insignificante, utile solamente ad infettare i computer di tutta la città. Con il nostro aiuto Vundo riuscirà a dimostrare il suo valore e diventare il Trojan Horse più temuto si tutti.

L’introduzione presenta in maniera perfetta il tono scherzoso ma allo stesso tempo inquietante di Malware City, perchè verremo accolti da una schermata che simula un computer sotto l’attacco dei virus e ci sarà da selezionare un’icona su cui campeggia la scritta “Drain your bank accout” (“Svuota il tuo conto in banca”). È evidente che si tratti di uno stratagemma per presentare il tema del gioco e gli sviluppatori non stanno certo tentando di creare una simulazione realistica, tuttavia c’è sempre un po’ di diffidenza nel cliccare su un pulsante del genere.

A questo punto ci vengono spiegati brevemente i comandi del gioco, che sono molto semplici e replicano quelli di qualsiasi platform 2-D abbiate giocato nella vostra vita. Ci si muove fra le piattaforme e tenendo premuta la barra spaziatrice si salta più in alto. Il tratto distintivo di Malware City però sta nella sua presentazione ingegnosa, perchè insieme a Vundo selezioneremo quali computer della città andare ad infettare e ogni PC avrà una sua schermata con un labirinto di cartelle da esplorare.

Il level design è ispirato proprio al desktop del computer e il nostro protagonista si potrà intrufolare in ognuna di esse in modo da trovare il percorso giusto per infettarli. Non sapremo mai in anticipo cosa si nasconde all’interno di ogni cartella, potremo trovare ostacoli minacce e altre presenze che proteggono il computer dai nostri attacchi ma la sfida starà proprio nel trovare il modo di superarle.

Si tratta di una serie di puzzle in movimento, perchè non esiste un vero e proprio sistema di combattimento e la punizione per la sconfitta non sarà troppo severa. Bisognerà soltanto ripartire e tentare di trovare una nuova strada per risolvere l’enigma e portare a termine la missione. I rompicapi si faranno sempre più complicati con il passare del tempo e il livello di sfida si alzerà progressivamente, riuscendo a tenere sempre alta l’attenzione del giocatore.

Malware City poi arricchisce i suoi livelli con una serie di minigiochi e collezionabili, che faranno la gioia dei completisti perchè per arrivare a terminare uno stage al 100% bisognerà impegnarsi ed esplorare bene tutte le cartelle. I minigiochi sono invece il dettaglio più nostalgico di Malware City, perchè sono un richiamo ad un passato nel quale sperimentavamo di nascosto con il computer in uso a tutta la famiglia e, fra i meandri delle cartelle nascoste, ci imbattevamo in quei giochi preinstallati nelle antiche versioni di Windows che ci dava la sensazione di aver scoperto un vero tesoro.

Non è la somma delle sue parti a rendere Malware City un gioco speciale, ma l’anima e la passione enorme che sono evidentemente dietro a questo progetto. Ludos Forge ha fatto un lavoro fantastico, sperimentando con occhi sognanti tutto quello che il team sarebbe stato in grado di fare. Il potenziale dello studio è evidente e ora ci auguriamo di vederlo crescere per raccontarvi presto le loro nuove idee.

Nel frattempo però abbiamo avuto l’opportunità di porgere qualche domanda al team di Ludos Forge, che ci ha spiegato un po’ il dietro le quinte di Malware City e la nascita del progetto. Ora lasciamo a loro la parola.

Parola agli sviluppatori

Da dove è partita l’idea di Malware City? La premessa del Trojan Horse che infetta i computer è geniale, quindi ci chiedevamo se foste partiti da questa o se invece fosse qualcosa che avete poi implementato nel corso dello sviluppo

L’idea di Malware City nasce durante la Global Game Jam del 2023, ospitata per l’occasione dalla Scuola Internazionale di Comics di Firenze, dove un embrione del team che avrebbe poi composto Ludos Forge ha partecipato.

La Jam aveva come tema “Root” e il nostro animo nerd ci ha fatto scartare rapidamente tutti i riferimenti naturalistici e pensare subito alla radice delle cartelle del computer. Da qui è nata l’idea di un qualcosa che dovesse navigare tra le interfacce e finestre di un sistema operativo, e chi meglio di un Virus per fare ciò? Il Protagonista-Villain (successivamente chiamato Vundo) meritava una certa storia e un Virus Trojan rappresentato come Cavallo Di Troia è stata la scintilla che ci ha fatto dire “Sì, questa è l’idea giusta per il gioco!”. In 48h di lavoro ininterrotto abbiamo prodotto il primo prototipo giocabile e vinto la competizione organizzata dalla Scuola di Comics

Sarebbe interessante anche saperne di più su Ludos Forge, com’è nato lo studio e cosa vi ha motivato

Possiamo dire che Ludos Forge sia nato praticamente insieme a Malware City. Già alla fine della competizione abbiamo sentito il desiderio di trasformare quel prototipo in qualcosa di più ambizioso.

Con il tempo, il progetto cresceva e questo ha attratto persone che condividevano i nostri valori: libertà creativa e una forte passione per il mondo videoludico. Noi crediamo che la buona riuscita di un progetto non debba basarsi solo sulle competenze tecniche, ma anche sulla passione e sull’energia che ogni membro del team porta con sé. Parlando di team, attualmente siamo 7 membri

  • Game Design:
    • Eva Luna Calzavara
    • Mihai Antonio Alexandrescu
  • Game Programmer:
    • Samuele Angeletti
    • Matteo Giovannini
  • Game Artist:
    • Andrea Carbone
  • Sound Designer:
    • Lorenzo Altamore
  • Fullstack e Marketing:
    • Antonio Facciuti

Sappiamo che ancora non c’è una finestra di lancio precisa, quindi quali sono i piani futuri per Malware City?

Il nostro piano è quello di infettare i computer con Malware City entro la fine dell’anno, abbiamo da poco rilasciato la demo su Steam dove è possibile giocare una parte iniziale del gioco e vedere i primi livelli, ovviamente abbiamo riservato le sorprese migliori solo nel gioco completo!

Dopodiché, come team, la previsione per il futuro è quella di ingrandirsi e creare un prossimo progetto più ambizioso, con la speranza di fondare una vera e propria software house di successo.

Per finire volevo farvi una domanda un po’ più personale. Quali sono secondo voi le sfide più importanti per uno sviluppatore indie? E se doveste dare un consiglio a chi sogna di intraprendere questa strada quale sarebbe?

Sviluppare, sviluppare e sviluppare.
Buttatevi! Non abbiate paura di affrontare questo oceano di opportunità
: nel mondo dei videogiochi c’è spazio per tutti, perché spesso chi si affaccia a questo settore tende a svalutarsi, soprattutto confrontandosi con le Big-Tech dell’industria, ma è sbagliato confrontarsi con gli altri quando si parla di qualcosa di così creativo come un videogioco.

Inoltre è importante continuare a imparare e non smettere mai di migliorarsi.
Ogni opportunità, anche quella che può sembrare più inutile, segna sempre un passo nella costruzione di un professionista, qualsiasi sia il settore di appartenenza.
La determinazione e la passione non garantiscono il successo, ma possono aprire strade inaspettate.

L’ambiente videoludico è composto da moltissime persone introverse, ma proprio per questo è importante uscire dalla propria zona di comfort: partecipare alle fiere, fare networking, stare “in piazza”.
Alla fine, siamo tutti sulla stessa barca e non c’è nulla da temere nel voler sviluppare e pubblicare il proprio sogno.
Inoltre proprio perchè siamo tutti dalla stessa parte del campo, c’è molta solidarietà e predisposizione al supporto reciproco.

In Italia la sfida principale resta lo stato dell’industria: siamo indietro rispetto ad altri paesi, con tante scuole di formazione, ma poche opportunità lavorative stabili.
Inoltre le difficoltà burocratiche e finanziarie rappresentano un ostacolo concreto per chi vuole iniziare come freelance, e c’è ancora un forte squilibrio legato alle possibilità economiche individuali.

Ma proprio per questo motivo è fondamentale crederci, sostenersi a vicenda e continuare a costruire, un passo alla volta, una scena italiana del videogioco più solida e accessibile.

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