Il mondo del gaming si è evoluto molto negli ultimi anni e le recenti tendenze raccontano di un mercato sempre più redditizio in cui i PC e le console sono molto più simili fra loro e i rispettivi utenti hanno la libertà di giocare su numerosi device differenti. Il tempo delle esclusive sta finendo e le console wars sono ormai ai titoli di coda.
Il panorama videoludico però era molto diverso negli anni ’90, quando i videogiochi si stavano affermando fra il pubblico di massa e ogni compagnia voleva approfittare di questo nuovo trend per accaparrarsi una fetta dei guadagni. Se oggi abbiamo PlayStation e Xbox, a cavallo fra gli anni ’80 e ’90, erano Nintendo e SEGA a contendersi il primato.
SEGA era riuscita a mettere in discussione la leadership di Nintendo con il SEGA Megadrive, che in Occidente aveva spopolato. SEGA era riuscita a competere e vincere contro Nintendo, utilizzando una filosofia improntata al dinamismo e alla velocità, incarnata perfettamente dalla loro mascotte: Sonic.
Il marketing aggressivo di SEGA, simboleggiato dall’iconico spot ‘Genesis does what Nintendon’t’ trasmetteva tutto il fervore del nuovo protagonista del panorama videoludico, che si era affermato come alternativa più matura e all’avanguardia rispetto a Nintendo. Con gli anni ’90 e l’arrivo del 3D era giunto il momento per SEGA di consacrarsi e cementare la sua presenza nell’industria.
La quinta generazione di console sarebbe stata caratterizzata da uno scontro fra SEGA e la nuova arrivata Sony, che con PlayStation prometteva di dare una vera e propria scossa al mondo del gaming.
Il colpo del KO
Siamo all’E3 del 1995 e SEGA sta per presentare al pubblico la chiacchierata Saturn, che avrebbe dovuto arrivare sugli scaffali sabato 2 settembre, rinominato per l’occasione ‘Saturn-day’. Quando Tom Kalinske sale sul palco sorprende tutti con un’annuncio a sorpresa: La Saturn è già disponibile in tutto il Nord America al prezzo di 399$.
Il lancio a sorpresa di SEGA Saturn sul palco dell’E3 coglie tutti impreparati e non stiamo parlando solo dei giocatori. Con lo scopo di battere sul tempo PlayStation, SEGA aveva prodotto una tiratura limitata di console e molti negozi erano stati inizialmente tagliati fuori dalla distribuzione. Questo ha scatenato l’ira di una serie di catene importanti che per ripicca, decisero di togliere tutti i prodotti a marchio SEGA dai loro scaffali. Anche gli sviluppatori lamentarono di essere stati colti alla sprovvista, e di aver perso quindi l’occasione di lanciare il loro ultimo videogioco in concomitanza della console.
In questo clima concitato, anche il leader di Sony Computer Entertainment sale sullo stesso palco qualche ora dopo, per regalare al mondo una delle scene più iconiche della storia del gaming. Quando Steve Race si avvicina al microfono deve soltanto proferire “299 $” per mandare in delirio la folla. Ad infliggere il colpo mortale a SEGA era stato proprio un suo ex dipendente, che si era formato sotto l’ala di Tom Kalinske.
Da quel momento in poi l’E3 fu un caos. Il padiglione di SEGA continuava ad aumentare il volume delle sue casse per disturbare gli incontri dei rappresentanti di PlayStation con i rivenditori, mentre Sony preparava una serie di poster che recitavano “If you still want a Saturn, your head is in Uranus”.
In molti sono convinti che proprio in queste poche SEGA abbia perso la battaglia contro Sony e abbia dovuto di fatto cedere la propria fetta di mercato ai rivali. Ma quali sono stati i motivi che hanno portato una compagnia in ascesa a crollare così rovinosamente?
Paure, rivalità e giochi di palazzo.
SEGA aveva fatto centro con la Megadrive (o Genesis in USA), riuscendo a scardinare la leadership incontrastata di Nintendo, che per la prima volta si trovava di fronte a un vero rivale. SEGA aveva tutte le carte in regola per diventare la nuova realtà emergente dell’industria videoludica ma alcune decisioni che hanno preceduto il lancio di Saturn si sono rivelate fatali.
L’errore più grave della leadership SEGA è stato quello di rifiutare una potenziale collaborazione con Sony che, come in ogni proverbiale storia di tradimento, aveva tentato di trovare un’accordo con SEGA per produrre una console unica che sfruttasse i punti di forza delle due compagnie giapponesi.
SEGA avrebbe fatto valere la propria presenza radicata nell’industria mentre Sony si sarebbe occupata dei componenti hardware della nuova potentissima console da lanciare sul mercato per battere Nintendo. Le due compagnie però non trovarono mai un’accordo a causa dei risentimenti e della sfiducia che la leadership SEGA nutriva per i vertici di Sony e, invece di scegliere la strada della collaborazione, il Presidente di SEGA disse “Noi facciamo la nostra console e loro possono fare quello che vogliono”. Una frase premonitrice che ha posto fine ad ogni potenziale progetto di console congiunta.
Il Progetto Saturn speva di doversi contendere un posto al sole con la nuova PlayStation di casa Sony e le voci della tecnologia poligonale dei rivali hanno presto raggiunto i vertici di SEGA. Il prototipo di Saturn quindi è stato modificato in corsa per rendere la console più potente, inserendo diversi componenti di terze parti che rendevano più macchinoso e arduo lo sviluppo di software. Non siamo esperti in questo campo ma possiamo dire con certezza che molti sviluppatori hanno preferito portare i loro titoli su PlayStation, che al contrario di Saturn utilizzava solo componenti creati dalla casa madre.
Il risultato di questa enorme quantità di errori strategici ha portato SEGA Saturn ad avere una libreria molto limitata, che offriva all’incirca 1/8 dei titoli presenti su PlayStation. Crash Bandicoot, Final Fantasy e Metal Gear Solid sono solo alcuni dei videogiochi iconici che solo PlayStation poteva offrire, lasciando Saturn in una posizione a dir poco precaria. Esisteva soltanto un eroe che poteva correre velocemente in soccorso e salvare SEGA: Sonic
Sonic Xtreme e la fine di SEGA
La mascotte di SEGA era l’unico asso nella manica di una compagnia ormai alle corde e tutte le speranze della leadership erano riposte in Sonic Xtreme, l’atteso titolo che avrebbe portato le avventure del riccio blu finalmente nel mondo 3D.
Sfortunatamente lo sviluppo di Sonic Xtreme è stato un inferno e il team ha dovuto affrontare innumerevoli difficoltà portate dalle indecisioni e dalla disperazione dei vertici. Di fronte ai dati impietosi che riportavano un crollo delle vendite di Saturn, il team è stato costretto a lavorare in condizioni aberranti e a piegare la schiena sulla scrivania fino a venti ore al giorno. Il morale a terra e la mancanza di una vera visione congrua dell’obiettivo hanno portato alla definitiva cancellazione di Sonic Xtreme, segnando definitivamente la caduta di SEGA.
L’assenza della mascotte è stato l’ultimo irrimediabile fallimento che ha determinato la fine di SEGA, una promettente realtà emergente che è stata distrutta dalla mancata lungimiranza della sua leadership. Il lancio della Dreamcast nel 1998 non ha potuto recuperare una situazione già ampiamente compromessa e SEGA ha dovuto cedere il passo al dominio di PlayStation 2
Non sapremo mai come si sarebbe evoluto l’universo videoludico se SEGA fosse rimasta in sella. La compagnia oggi si è ritagliata una posizione come publisher di franchise importanti come Sonic, Persona e Yakuza. Si vocifera di un servizio in abbonamento analogo al Game Pass di Xbox che SEGA potrebbe lanciare prossimamente, tuttavia è difficile immaginare un futuro che veda SEGA interpretare di nuovo un ruolo da protagonista.
E voi lo ricordate il SEGA Megadrive?
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