Nel corso degli ultimi anni l’industria videoludica è stata attraversata da profonde trasformazioni. Da passatempo di nicchia, il gaming è passato ad essere un hobby estremamente diffuso, entrando definitivamente nel flusso mainstream grazie ad una serie di evoluzioni che hanno attiratto milioni di appassionati, streamer e content creator, aiutati anche dall’innegabile spinta portata dall’era della pandemia.

Il mercato videoludico sta inesorabilmente cambiando davanti ai nostri occhi ed è fondamentale capire in che direzione si stia muovendo questa forma d’arte che tanto amiamo. Tra le innovazioni più significative dell’ultimo decennio spicca il cloud gaming, una tecnologia che promette di abbattere i limiti dell’hardware e rendere i videogiochi accessibili ovunque, su qualsiasi dispositivo.

Ma che cos’è il cloud gaming? Come funziona davvero questa presunta nuova frontiera dell’industria ed è davvero una svolta positiva per il mondo dei videogiochi?

Come funziona?

La tecnologia del cloud gaming si basa su una premessa piuttosto semplice e diretta. Invece di scaricare e installare i titoli a cui siamo interessati sulle nostre console o PC, avremo la possibilità di accedere alla nostra libreria in qualunque momento grazie ad una struttura di server che trasmetteranno il segnale direttamente ai nostri device. In questo modo i videogiochi si svincolerebbero dall’hardware e sarebbero accessibili a tutti a prescidere dalla qualità della loro attrezzatura. Il software farebbe leva sulla potenza dei server per arrivare sulle nostre periferiche indipendentemente dalla loro potenza.

Si tratterebbe idealmente di una svolta che renderebbe più accessibile il gaming anche a chi non può permettersi costosi PC o console di ultimo modello e aprirebbe un’enorme fetta di mercato ancora inesplorata dall’industria videoludica. L’unico requisito sarebbe quello di una stabile connessione ad Internet, una necessità che ormai più o meno tutte le case possono garantire.

Esploriamo le proposte

L’introduzione del cloud gaming è attualmente considerata una delle mosse che potrebbe salvare l’industria videoludica, da anni appesantita da una crisi che colpisce anche le realtà più importanti.

L’attore principale che sembra spingere in questa direzione è senza dubbio Xbox, che sembra voler ridefinire il suo modello di business in modo da superare la necessità della console e fornire il suo Game Pass su ogni device disponibile. La campagna di marketing “This is an Xbox” è piuttosto chaira nei suoi obiettivi e la prossima generazione sarà fondamentale per capire che ne sarà del futuro di Xbox.

Il Game Pass è un servizio in abbonamento che ha profondamente scosso l’industria e con cui Xbox è riuscita a introdurre per la prima volta un nuovo modo d’intendere il gaming. Sotto la guida di Phil Spencer, Xbox ha abbracciato l’idea di offrire ai giocatori una libreria di titoli nuovi e del passato accessibili in qualsiasi momento.

Nonostante le intenzioni avanguardiste di Xbox, l’accesso al cloud gaming è stato relegato al Game Pass Ultimate, l’opzione più costosa. Questo permette agli abbonati di accedere ad una libreria di 400 titoli direttamente dai server di Microsoft, tuttavia il cloud non supporta i videogiochi acquistati dallo store, che dovranno appoggiarsi ad un hardware tradizionale. La proposta di Xbox, oltre ad essere ostacolata da diversi problemi tecnici relativi alla latenza del segnale, impallidisce di fronte a quella dei competitor.

La controfferta PlayStation, rappresentata dal PlayStation Plus Premium, offre una libreria piuttosto fornita di titoli accessibile tramite il cloud, con la fondamentale differenza che anche i giochi acquistati possono usufruire della potenza dei server Sony. Il cloud gaming di PlayStation garantisce un’esperienza fluida in 4K se il vostro televisore lo supporta e il comparto tecnico è di gran lunga superiore rispetto a quello di casa Microsoft.

La libreria di titoli disponibili inoltre raccoglie ben 800 giochi, ad un prezzo più economico del Game Pass Ultimate. Il limite risiede nel fatto che il cloud gaming di PlayStation è supportato soltanto su alcuni device selezionati, come le console della casa madre e su PC, mentre non è disponibile su smartphone e tablet. Questa è una gravissima mancanza, che penalizza inevitabilmente l’offerta di PlayStation.

Sappiamo che Nintendo corre una gara a parte con la sua Switch 2 in arrivo ma la versione del cloud gaming della celebre compagnia giapponese è una delle più convenienti in circolazione. Si tratta di un’opzione che rende accessibile ai giocatori una serie di titoli che la Switch non potrebbe reggere e lo fa grazie ad un servizio che non necessita nessun abbonamento. Molti dei titoli supportati dal cloud Nintendo infatti includono addirittura una demo gratuita, che il giocatore può testare liberamente e decidere se quella versione può rispondere alle sue esigenze.

Per quanto riguarda il mondo del PC invece ci sono moltissime realtà che stanno esplorando il tema del cloud gaming. NVIDIA ad esempio garantisce una libreria di oltre 2000 titoli, che al costo di 20€ al mese potrete portare su ogni vostro dispositivo. Il mondo del PC gaming però è composto da una platea molto più inserita nell’ambiente, che notoriamente non è facile da accontentare e che non si separerà facilmente dal proprio hardware.

Rivoluzione o involuzione

Il cloud gaming è una grande opportunità per l’universo videoludico, sia dal punto di vista delle grandi software house che da quello dei consumatori. Le compagnie produttrici potrebbero creare un servizio che taglierebbe molti dei loro costi e andrebbe a sbloccare un mercato ancora inesplorato di potenziali appassionati, i quali potrebbero avere facile accesso ai loro prodotti. I gamer invece potrebbero usufruire di un’ampia libreria di titoli sempre a disposizione su ogni device, senza dover necessariamente investire per aggiornare la propria console o il proprio PC.

Questa prospettiva però si scontra inevitabilmente con la realtà dei fatti, nella quale le grandi software house vedono il cloud gaming come un mezzo per tagliare i costi e intorbidire il concetto di proprietà dei videogiochi. La tristemente celebre frase del dirigente Ubisoft, che ha affermato come i giocatori “dovranno abituarsi a non possedere i loro videogiochi” incapsula perfettamente questa stortura.

I grandi attori dell’industria vorrebbero trasformare questa nuova frontiera in un “Netflix dei videogiochi”, un ottimo slogan per il settore marketing che nasconde una realtà nella quale nessuno potrà possiederà più i propri videogiochi e le alternative disponibili verranno determinate alla fonte. Non si potrà più rispolverare un vecchio videogioco e inserirlo nella propria console. Se nel cloud non è disponibile sarà perso per sempre e non potrà più essere giocato.

Questo risvolto impone anche una riflessione sul valore artistico dei videogiochi, che secondo questo modello potrebbero letteralmente sparire davanti ai nostri occhi a seconda del volere delle compagnie proprietarie dei server. Si profila quindi un futuro distopico nel quale la passione per i videogiochi e le speranze dei piccoli studi di sviluppo sarebbero alla mercè delle esigenze volubili dei vertici dell’industria.

Il cloud gaming è una tecnologia che potrebbe aprire le porte del gaming a un nuovo pubblico che attualmente non ha l’opportunità di apprezzarlo. Molte delle barriere economiche potrebbero essere abbattute, ma serve una gestione oculata del sistema, che non cada in mano ad impulsi guidati dall’avarizia e dalla sete di denaro.

E voi che ne pensate del Cloud Gaming? Lo avete mai utilizzato?

Unisciti a noi e segui l’Alpaca su Instagram, Facebook e X.