Dobbiamo farcene una ragione, viviamo in un’epoca di remaster e remake. Un’era in cui le grandi software house cercano di ritornare al passato riesumando alcuni dei loro franchise più noti, per fare cassa sfruttando la nostalgia del pubblico. Qualcuno di voi potrà pensare che si tratta di una mossa fedda e calcolata, guidata dall’avarizia, che spinge queste compagnie assetate di profitto a spolpare fino all’osso tutti i grandi nomi del proprio repertorio e da un lato potreste avere ragione.

C’ anche un altro lato della medaglia però da considerare, ovvero l’immensa gioia che ci porta la notizia di poter assistere al ritorno di uno dei nostri videogiochi preferiti nello splendore delle grafiche moderne. È un po’ come riabbracciare un vecchio amico, rinnovato e pronto a conquistare una nuova generazione di giocatori.

E se c’è un titolo che più di tutti meriterebbe questo trattamento, è senza dubbio Dino Crisis.

Tutti amano i dinosauri

I dinosauri hanno da sempre avuto la capacità di catturare l’immaginario collettivo e l’attenzione del pubblico. Pensare che la Terra fosse un tempo attraversata de questi enormi besioni ci è sempre sembrato surreale e ne abbiamo subito il fascino. Negli anni ’90 i dinosauri sono entrati in maniera trionfale nella cultura popolare, grazie a Steven Spielberg e al suo Jurassic Park. Questa grande popolarità dei lucertoloni preistorici si è riversata anche sul mezzo videoludico, che ha prodotto capolavori come Turok.

È proprio in questa epoca che Shinji Mikami ha trovato terreno fertile per proporre a Capcom il progetto per Dino Crisis, una saga che sarebbe diventata simbolo della prima PlayStation e una grande fonte di ricordi nostalgici di milioni di fan.

Shinji Mikami era già noto per essere il maestro dell’horror videoludico. Il game director giapponese aveva concepito l’iconico Resident Evil e a poco più di trent’anni aveva già guadagnato un’enorme rispetto e influenza all’interno dell’industria. Nel 1999 Dino Crisis esordisce su PlayStation fra gli elogi di pubblico e critica, che in maniera non troppo originale lo definisce “Resident Evil con i dinosauri”.

Dinosauri in salsa horror

Dino Crisis si apre con una premessa piuttosto semplice: la nostra protagonista Regina, insieme alla sua squadra, sta sorvolando un’ isola che ospita il Centro di Ricerca del Dottor Kirk, uno scienziato ribelle che pare stesse progettando una pericolosissima arma. Il SORT (Special Operation Raid Team) ha ricevuto l’incarico di indagare sulla presunta morte dello scienziato, che presto si scoprirà essere ancora vivo e il team dovrà tentare di prenderlo in custodia, per poi interrogarlo in merito ai suoi loschi piani.

Il gioco fa un ottimo lavoro nel presentarsi al giocatore in maniera avvincente, attraverso una cutscene che ci catapulta direttamente nell’azione. La squadra si getta dall’aereo e si paracaduata sull’isola misteriosa ma uno dei quattro, Cooper, perde la rotta e invece di atterrare nel luogo designato si ritrova in mezzo alla selva macchiata dall’oscurità della notte. Il nostro prova a ricomporsi per poi raggiungere i compagni ma vediamo emergere dall’ombra un enorme T-Rex, che si dirige alla carica verso di lui e lo sbrana facendone un sol boccone.

In questo momento Dino Crisis mette in guardia il giocatore, che realizza come il pericolo si possa nascondere dietro ogni anglolo e che l’isola su cui è atterrato è un luogo estremamente inospitale, il quale tenterà in ogni modi di aggredirlo nell’ombra.

Regina e gli altri, nel frattempo, proseguiranno l’esplorazione del Centro di RIcerca e scopriranno con orrore i corpi mutilati del personale di sicurezza e si renderanno conto anche loro del pericolo in cui si sono cacciati.

Una volta che ci saremo addentrati nei meandri del Centro verremo assaliti dai primi esemplari di dinosauri. L’impatto del primo incontro con i velociraptor è terrificante e ci presenta un sistema di combattimento piuttosto approfondito. L’influenza di Resident Evil si avverte nei movimenti di Regina, che sebbene sia più libera di spostarsi durante le sparatorie, eredita i movimenti legnosi della prima creatura di Shinji Mikami.

Nel corso del gioco avremo a disposizione tre armi diverse: una pistola, un fucile e un lanciagranate, da usare con parsimonia in attesa di incontri che ci mettano davvero alle corde. I dinosauri non sono lenti e impacciati come gli zombie di Resident Evil ma ci aggrediscono rapidi e imprevedibili quindi dovremo aggiustare le nostre aspettative ad un gameplay più dinamico.

Come in ogni survival horror che si rispetti, la nostra protagonista dovrà centellinare i propri colpi e andare alla ricerca delle munizioni nascoste nel Centro di Ricerca. Inizialmente può sembrare che Dino Crisis sia un po’ avaro di munizioni con il giocatore ma questa scarsità di risorse serve a ricordare al giocatore che i dinosauri sono una minaccia troppo potente per essere eliminata. Regina infatti dovrà servirsi del suo arsenale per rallentare le bestie e farsi largo nella misteriosa struttura.

I colpi di arma da fuoco servono per prendere tempo, scappare e intrufolarsi nella stanza successiva ed è a questo punto che scopriremo il valore delle munizioni sedative. Questo particolare tipo di colpo permetterà alla protagonista di inabilitare temporaneamente i dinosauri che le stanno alle calcagna e ritagliarsi una preziosa finestra di tempo per esplorare l’area e proseguire con la sua missione. Questo aggiunge un elemento tattico al gameplay di Dino Crisis perchè costringe il giocatore a scegliere come approcciare ogni incontro e quali risorse sacrificare.

Le munizioni sedative infatti potranno essere create con diversi oggetti dislocati in giro per il centro che potremo combinare per realizzare nuove munizioni oppure preziosissimi kit medici. La scelta sarà fra la nostra salute e la nostra capacità di attacco, un dilemma che obbliga il giocatore a valutare al meglio ogni situazione e che lo tiene sempre col fiato sospeso.

Un’altra caratteristica fondamentale del sistema di combattimento di Dino Crisis è rappresentata dal fatto che i dinosauri possono seguirci di stanza in stanza, creando un’atmosfera di costante pericolo e che vieta qualunque tipo di distrazione. In Resident Evil gli zombi erano isolati nei loro ambienti, mentre qui invece è facile compromettere un’incontro agevole contro un solo dinosauro attirandone un altro dall’area precedente.

Un mondo interattivo

Dino Crisis è uno dei videogiochi graficamente più impressionanti usciti sulla prima PlayStation. Riesce ad immergere il giocatore in un ambiente relistico, nonostante la premessa del gioco sia volutamente sopra le righe. Le stanze e i corridoi del Centro di Ricerca sono realizzati interamente in 3D, senza l’utilizzo di sfondi pre-renderizzati, che all’epoca andavano per la maggiore. Questo riesce a regalare al mondo di gioco un sapore autentico e permette agli sviluppatori di sbizzarrirsi con le telecamere e utilizzare inquadrature cinematografiche che ci avvicinano al centro dell’azione.

Le stanze del Centro di Ricerca sono colme di piccoli oggetti e dettagli con i quali spesso possiamo interagire. Regina infatti potrà trovare diversi oggetti nascosti manipolando l’ambientazione e spostando casse che intralciano il suo cammino.

L’influenza di Resident Evil è evidente in più elementi di Dino Crisis a partire dall’atmosfera carica di tensione, dalla quale troviamo rifugio soltanto nelle save room dislocate in vari punti del nostro percorso. Shinji Mikami infatti prende in prestito una delle funzione più iconiche di Resident Evil e la replica in Dino Crisis, con la differenza che stavolta non siamo limitati dai ‘nastri’ e possiamo salvare quante volte vogliamo.

L’elemento strategico si sposta sul combattimento e gli incontri con i dinosauri, che insieme alle grafiche rappresentano il maggiore punti di forza del titolo.

Note dolenti

Prima di concludere però dobbiamo riconoscere qualche piccola mancanza nel design di Dino Crisis. È facile cadere vittima della nostalgia quando si parla di un titolo che ha catturato la nostra attenzione quando eravamo soltanto dei piccoli gamer in erba ma non sarebbe giusto catalogaro Dino Crisis come capolavoro immacolato della generazione della prima PlayStation.

Il grande scheletro nell’armadio del titolo targato Capcom è decisamente rappresentato dai suoi puzzle. Inserire qualche rompicapo per spezzare il frenetico ritmo dell’avventura è diventato ormai un pilastro del survival horror, e anche nel lontano 1999 Resident Evil aveva già fatto presa sulla filosofia di questo particolare genere videoludico.

Dino Crisis però non riesce ad implementarli nel modo corretto. I puzzle sono lenti, ottusi e fastidiosi oltre ad essere talmente tanti da finire per rovinare il ritmo del gioco. A differenza di Resident Evil, il ritmo di Dino Crisis è più sostenuto grazie anche alla solidità del sistema di combattimento, e queste costanti e brusche frenate non fanno altro che rompere l’immersione del giocatore e rendono difficile consigliare questo titolo ad un pubblico moderno.

Anche per questo motivo Dino Crisis necessita di ricevere un remake il prima possibile. Se si riuscisse a correggere qualche piccola sbavatura qua e là e adattare esteticamente l’opera agli standard contemporanei si avrebbe fra le mani uno dei survival horror più creativi e originali di sempre, che risveglierebbe il nostro grande amore per i preistorici lucertoloni che tanto ci hanno affascinato all’epoca.

E voi lo vorreste un remake di Dino Crisis?

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RECENSIONE
  • VOTO
3.5

Chi non ama i diosauri

Un pilastro della nostra infanzia creato dal maestro dell’horror Shinji Mikami, che fa tesoro della sua esperienza su Resident Evil e ne ripropone molti elementi in questo nuovo survival horror. I dinosauri sono i veri protagonisti ma anche la nostra Regina si fa rispettare a colpi di pistola e laser ben piazzati. Qualche puzzle di troppo macchia quello che poteva essere un capolavoro immortale. A quando un remake?