Per tutti noi Geoff Keighley è diventato un’istituzione. Protagonista di un appuntamento fisso che ogni anno attendiamo con grande trepidazione fra scommesse, previsioni e polemiche perchè svelerà chi verrà incoronato a miglior gioco dell’anno. L’inventore dei The Game Awards è stato un visionario e ha creato quello che è stato più volte definito “L’Oscar dei videogiochi”, una cerimonia ormai diventata ufficiale e un premio prestigioso al quale tutti gli sviluppatori ambiscono.
Nel corso degli anni abbiamo visto calcare il palco del Peacock Theater di Los Angeles a personalità che hanno fatto la storia del mezzo videoludico, come Hideo Kojima, Hidetaka Miyazaky e Swen Vincke. Gli appassionati di tutto il mondo si raccolgono davanti ai propri PC per capire chi saranno i vincitori e soprattutto quali saranno i futuri titoli protagonisti dell’anno che verrà.
Insomma, il GOTY è ormai un appuntamento fisso imperdibile, ma chi è davvero Geoff Keighley? Cosa si cela dietro alla scanzonata e goffa figura del presentatore che ogni anno ci accoglie nel suo teatro e premia i migliori videogiochi dell’anno? Oggi vi raccontiamo la leggenda del Dorito Pope e di come il nostro Geoff abbia sconvolto le fondamenta del giornalismo videoludico.
L’ascesa di Geoff

Geoff Keighley è un ragazzino estremamente precoce. Nel 1994, all’età di 14 anni, viene ingaggiato come “Interactive Product Specialist” per il Cybermania 1994, il primo show trasmesso in diretta televisiva sulla rete statunitense TBS che avrebbe premiato i migliori videogiochi dell’anno appena trascorso. Si trattava di una sorta di precursore dei GOTY, nato però in un’epoca durante la quale i videogiochi erano considerati semplicemente un passatempo per adolescenti e non certo un’industria miliardaria.
Geoff aveva il compito di scrivere alcune delle descrizioni dei titoli nominati e lo show rappresentava una forma embrionale di quello che poi lui stesso avrebbe portato nel mainstream. C’erano premi, trailer di nuovi titoli in arrivo e celebrità hollywoodiane visibilmente fuori fuogo come Leslie Nielsen e Matthew Perry.
Il nostro Geoff Keighley è stato profondamente ispirato da questa esperienza e, negli anni successivi ha prestato i suoi talenti a diverse testate videoludiche. Col tempo è riuscito a stringere la mano a moltissimi giganti dell’industria, che nel frattempo cresceva a dismisura in popolarità e influenza. Col passare del tempo la figura di Geoff Keighley è emersa come un’autorità nel mondo del gaming, grazie alle sue consuete apparizioni anche nel circuito tradizionale dei media statunitensi. Celebre la sua performance con la quale difende l’introduzione di relazioni romantiche in Mass Effect, che all’epoca erano considerate piuttosto grafiche.
A cavallo fra i primi due decenni del 2000 Geoff era una star in ascesa ed era diventato un famosissimo punto di riferimento e ponte fra i fan e le software house.
Denaro e Patatine

Nell’ottobre 2012 Geoff Keighley concesse un’intervista a Levelsave.com, nella quale avrebbe dovuto esporre le sue considerazioni sullo stato attuale dell’industria e l’imminente lancio di Halo 4, ma fu proprio in quella occasione che si consumò il misfatto.
Non appena il collegamento con Geoff si è aperto sulla sua postazione, gli spettatori furono accolti da una visione sconcertante. Il loro beniamino era circondato da pacchetti di patatine Dorito’s, mente dietro di lui campeggiava un cartonato di Master Chief brandizzato Mountain Dew che pubblicizzava la collaborazione fra con Halo 4.
La domanda dell’intervistatore appariva obbligata: “Pensi che sia positivo che le compagnia dell’industria alimentare abbiano iniziato a promuovere i loro prodotti legando i consumi a ricompense in-game?”, riferendosi alla palese e svergognata pubblicità che Geoff Keighley stava proprio in quell’istante realizzando?.
Geoff non è sembrato per nulla imbarazzato quando ha iniziato a difendere la pratica, tuttavia in quell’istante la sua credibilità è irrimmediatamente crollata. Come avrebbe potuto lo stesso testimonial offrire una risposta onesta su un’argomento caldo riguardo al quale aveva chiaramente preso posizione?
La performance di Geoff Keighley aveva fatto scoppiare una polveriera tesissima, che metteva in discussione l’attendibilità e l’integrità del giornalismo videoludico. Centinaia di youtuber e commentatori condannarono il gesto e la figura del giornalista di videogiochi in quanto tale venne messa profondamente in discussione.
Geoff Keighley si era presentato nel corso della sua carriera come un giornalista, una voce che voleva portare informazione e chiarezza, gettando luce sull’industria videoludica, diventata sempre più ricca e importante. L’apparizione a Levelsave aveva rotto questa patina di fiducia e obiettività costruita fra lui e gli appassionati nel corso degli ultimi vent’anni e di conseguenza si metteva in discussione la credibilità di tutte le testate d’informazione videoludica, accusate di essere essenzialmente una grancassa del marketing delle grandi software house, che avevano di fatto venduto la propria integrità in favore dell’accesso a merchindise esclusivo e qualche assegno più o meno corposo.
L’intervista aveva reso Geoff Keighley il simbolo di un giornalismo al soldo delle compagnie e per commemorare la definitiva rottura dell’illusione nacque il Dorito Pope.
Le conseguenze

Lo scandalo portò ad emergere numerosi esempi del rapporto incestuoso fra giornalismo e industria videoludica. Si scoprì che al Games Media Awards i giornalisti erano stati incoraggiati a twittare hashtag per promuovere una serie di titoli in arrivo per poter partecipare ad un’estrazione in cui c’era il palio una PlayStation 3.
Le prime voci iniziarono a girare e si capì immediatamente quanto queste non fossero eccezioni, bensì testimonianze di un sistema profondamente pervasivo. La situazione rischiò anche di finire fuori controllo. Un articolo su Eurogamer che copriva l’incidente rinominato Dorito-gate riportava tweet di altri giornalisti che difendevano l’episodio avvenuto ai Games Media Award. Si trattava di fatto di un articolo di denuncia contro la corruzione giornalistica nei confronti dell’industria videoludica. Una delle giornaliste chiamate in causa, Lauren Wainwright minacciò di fare causa ad Eurogamer e la testata si affrettò si conseguenza ad eliminare l’articolo incriminato e affossare la notizia.
Questa decisione però ebbe un’effetto inaspettatamente distruttivo per Eurogamer, che si vide colpita da una valanga di critiche degli utenti. I lettori accusavano la testata di non aver difeso il suo scrittore e di aver implicitamente appoggiato la degenerazione del sistema che il giornalista aveva cercato di denunciare. Si scoprì poi che Lauren Wainwright era stata a aggiunta al libro paga di Square Enix con il titolo di consulente, gettando ancor più benzina su un fuoco che già divampava da settimane. La credibilità del giornalismo videoludico era finita sul banco degli imputati, tutto perchè il Dorito Pope aveva deciso di squarciare il velo ingenuo dal quale i giocatori osservavano l’industria e che nascondeva un rapporto simbiotico e morboso, assolutamente inopportuno fra due parti che dovrebbero essere l’uno il contrappeso dell’altra.
La differenza fra giornalista e influencer

Oggi l’industria videoludica si è allargata a dismisura e le persone che ci gravitano attorno si sono moltiplicate. Nel frattempo i social network hanno preso il sopravvento e il ruolo della stampa è diventato sempre più importante ma i suoi confini sempre più sbiaditi.
Il lancio dell’ultima generazione di console, coinciso con un periodo incredibilmente fertile per i videogiochi come la pandemia, è stato dominato da una nuova figura che fonde informazione e marketing come quella dell’influencer. Streamer, content creator, youtuber, ognuno di noi ha i propri preferiti e se siete immersi nel mondo del gaming ne conoscerete a centinaia.
Si può dire che Geoff Keighley fosse un antesignano dell’influencer, ovvero una figura inserita nell’industria che monetizza la propria popolarità sponsorizzando prodotti che acquistano la sua influenza. È questo il lavoro dell’influencer, che deve comunque saper offrire contenuti di qualità per al proprio pubblico per informarlo e intrattenerlo, ma la priorità del primo obiettivo resterà sempre assoluta sul secondo. Non c’è nulla di male ad accettare sponsorizzazioni per raccogliere i giusti compensi del proprio duro lavoro, tuttavia riteniamo sia giusto astenersi dall’esprimere giudizi che sarebbero per forza di cose compromessi se provenissero da una voce che è stata ricompensata per esporli. Anche per questo motivo il vostro streamer preferito vi avvisa sempre quando vi dovete aspettare una sezione sponsorizzata nel suo video o nel suo post.
Nel 2012 questa distinzione però era ancora molto vaga e le definizioni assai più nebulose. I social network erano ancora riservati quasi esclusivamente agli adolescenti e il web non era la presenza totalizzante che è oggi. Ora Geoff Keighley è il padrone di casa ai The Game Awards e non si presenta più come un giornalista, ma il Dorito Pope ci ha insegnato che la diffidenza è sempre una buona forma di assicurazione e che la dovremmo sempre usare a prescindere da ciò che stiamo guardando, leggendo o ascoltando.
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