Inutile perdersi in introduzioni superflue, Half-Life è uno dei videogiochi più influenti di sempre ed è considerato all’unanimità uno dei titoli più importanti nella storia dei videogiochi. Valve ha cominciato ufficialmente la sua ascesa nel mondo del gaming nel 1998 e il suo primo capolavoro ha avuto un’impatto epocale su tutta l’industria e in particolar modo sul genere dei first-person shooter, che dopo Half-Life non sarebbero mai più stati gli stessi.
Tutti noi siamo d’accordo riguardo alla fondamentale importanza di Half-Life per la storia dei videogiochi, ma il fatto che un titolo abbia rivoluzionato l’industria ormai quasi trent’anni fa non significa che oggi conservi ancora la sua rilevanza. Oggi vogliamo capire cos’abbia reso Half-Life un videogioco così speciale e ci chiediamo se vale ancora la pena giocarlo nel 2025.
L’impatto di Half-Life

Il lancio di Half-Life nel 1998 è stato uno spartiacque fondamentale per il mondo dei videogiochi, perchè la compagnia di Gabe Newell non era certo il colosso che conosciamo oggi e Steam ancora non esisteva. Si viveva in un’epoca nella quale i videogiochi erano considerati un passatempo di nicchia.
Half-Life è stato un tassello fondamentale per la crescita del settore e ha rappresentato una tappa importantissima nell’evoluzione degli sparatutto. Prima che il capolavoro di Valve facesse il suo ingresso sulle scene, gli shooter erano dominati da Doom e Quake, che avevano influenzato poi tutto il resto del genere dettando la linea ai competitor, i quali inseguivano disperatamente il modello di id Software.
Half-Life invece ha trasformato del tutto la formula, permettendo al genere di compiere il passo successivo verso la modernità. Il titolo ha introdotto numerosi elementi che oggi diamo per scontati in qualsiasi tipo di videogioco, non solo negli sparatutto, come la presenza di una narrativa coerente, supportata da cutscene e da animazioni fluide.
Chi ha giocato ai vecchi Doom si ricorderà bene che dopo il menù principale, il gioco ci catapulta immediatamente nell’azione e ci ritroviamo subito nell’arena con una pistola in mano ad affrontare tutti gli orrori demoniaci che id Software ha da offrire. In Half-Life invece viene stabilita subito l’importanza del contesto e nei panni di Gordon Freeman ci addentriamo nel Centro di Ricerca Black Mesa, dove il nostro protagonista lavora come ricercatore.
Si tratta di una sezione puramente narrativa, che introduce la realtà del mondo di gioco e il personaggio di Gordon Freeman senza spiegare in maniera enciclopedica e passiva tutte le premesse narrative, ma offrenso al giocatore la possibilità di identificarsi nel protagonista e vedere la realtà dai suoi occhi.
Si avvertono i rumori di sottofondo mentre il Centro di Ricerca si sta preparando ad una nuova giornata di lavoro, mentre la voce all’interfono recita con tono propagandistico le linee guida della compagnia. È un tour che Gordon compie tutte le mattine , ma stavolta è in ritardo. Viene accolto all’ingresso da una guardia vestita di tutto punto, che lo informa di essere stato convocato al Sector C-Test Lab per un importante esperimento.
Nel corso di questa breve introduzione, Half-Life ha già trasformato per sempre lo standard dello sparatutto, dimostrando che l’inserimento di un contesto che motivi le azioni del giocatore è estremamente importante per immergerlo pienamente nell’avventura e nel mondo di gioco. Non basta più di affidare un’arma da fuoco alle mani inesperte del giocatore e lanciarlo nella mischia, Valve ci fa capire come la storia e i personaggi svolgano un ruolo fondamentale anche in un titolo che indubbiamente ha come punto di forza principale il suo gameplay.
Gordon Freeman, come nasce un eroe

Quando Gordon Freeman entra alla Black Mesa si aspetta semplicemente un’altra ordinaria giornata di lavoro. Lo si capisce dal tono dell’introduzione, priva di qualunque patina epica che molto spesso caratterizza le cutscene iniziali degli sparatutto. Una volta raggiunto l’enorme salone d’ingresso saluteremo i nostri colleghi, impegnati in attività mondane come bere un caffè o lavorare al computer, mentre noi ci dirigiamo vestro il nostro settore. Tutto questo serve a rendere l’identità di Gordon più realistica e aiutare il giocatore a calarsi meglio nei suoi panni.
Una volta raggiunto il luogo dell’esperimento ci rendiamo subito conto che qualcosa non va. Gli scienziati sono vaghi ed evasivi e pare non vogliano svelare i dettagli dell’esperimento. Nonostante i dubbi però indosseremo l’iconica tuta arancione protettiva e ci dirigeremo all’interno della sala dove si svolgerà l’esperimento.
La situazione precipita all’improvviso e tutto viene avvolto da un bagliore accecante di luce. Abbiamo accidentalmente creato una risonanza, ovvero una sorta di portale che comunica con un’ostile mondo alieno. Dopo che avremo recuperato i sensi avrà inizio l’avventura vera e propria, nel corso della quale Gordon Freeman sarà obbligato ad adattarsi alla situazione.
Il nostro protagonista non corrisponde certo all’archetipo di eroe tipico del videogioco d’azione. Non sappiamo nulla di lui, se non che è un fisico teorico di 27 anni e questo lo rende il perfetto vettore per raccontare una storia nella quale ogni giocatore sarà libero di impersonarlo e di identificarsi in lui. Half-Life delinea soltanto un contorno approssimativo della narrativa e starà al giocatore cercare di capire cosa sta succedendo, questo perchè Gordon Freeman è testimone e partecipante dell’azione e quindi non vengono concesse al giocatore informazioni che il protagonista stesso non sarebbe nella posizione di conoscere. Da questo momento in poi diventiamo a tutti gli effetti Gordon Freeman.
Naturalmente l’obiettivo di Valve è incuriosire il giocatore, offrendogli con il passare del tempo qualche granello di informazioni dislocate lungo tutti i livelli. In ogni stanza della Black Mesa infatti troveremo elementi di storytelling che potranno rispondere a molte delle nostre domande, ma solo se staremo attenti all’ambiente circostante. Ci sono indizi, oggetti con i quali interagire e tracce evidenti del passaggio degli alieni, che lasciano dietro di loro i corpi inermi e insanguinati del personale. Tutti questi dettagli servono a mostrare quanto sia diventata caotica la situazione, senza spiegarci a chiare lettere cosa stia succedendo, strategia che Valve utilizza in maniera magistrale creando un livello di immersività mai visto prima.
Gameplay e level design

Il gameplay di Half-Life è certamente il suo elemento distintivo, che ha elevato l’opera di Valve al livello di importanza riconosciutagli nel corso degli anni. A partire dalla prima arma, l’iconica spranga arancione, Gordon si imbatterà in una serie di strumenti che lo renderanno sempre più potente.
L’arsenale a nostra disposizione è impressionante per un titolo di quell’epoca, perchè offre tante alternative, ognuna valida ad affrontare sezioni specifiche del gioco. Il design delle armi inoltre è impreziosito da una funzione secondaria che le rende ancora più versatili, a dimostrare tutta la creatività degli sviluppatori di Valve. Il lanciamissili ad esempio è un’arma potentissima, che può disintegrare un’intero gruppo di nemici, ma possiamo scegliere anche di utilizzare la sua funzione ‘homing’ che rileva il bersaglio e si dirige verso di lui con un’insistenza inarrestabile.
Il level design è forsel’aspetto più splendente di Half-Life, perchè alterna sezioni di combattimento ad esplorazione, risoluzione di puzzle e porzioni di storia creando un’esperienza fluida e completa, che tiene il giocatore sempre sulle spine. Nessuno dei livelli arriva ad annoiare o ad impattare negativamente il resto del gioco, perchè siamo costantemente intrattenuti dalle lievi variazioni di gameplay, in una montagna russa di alti e bassi emotivi sapientemente progettata.
Il combattimento poi è all’avanguardia per gli standarsd dell’epoca, perchè i nemici vengono introdotti gradualemente e hanno ognuno le sue caratteristiche specifiche. I pericoli vengono adeguatamente segnalati e la combinazione fra i controlli fluidi, il nutrito arsenale di armi da fuoco ed un cast di nemici iconici come l’Headcrab rende Half-Life uno dei titoli più soddisfacenti da giocare.
Crediamo che ogni appassionato di videogiochi debba assolutamente provare ad immergersi nei panni di Godon Freeman, perchè Half-Life è un gioco che non perderà mai il suo fascino e la sua rilevanza. Quindi si, vale assolutamente la pena giocarlo nel 2025.
Secondo voi Half-Life vale ancora la pena nel 2025?
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