Qualche giorno fa abbiamo intervistato i ragazzi di Megalith Interactive Studios che ci hanno raccontato come il loro progetto, Idili, celebri la cultura nuragica sarda e affondi le sue radici fra le ricche tradizioni locali. L’approccio dello studio guidato da Stefano Piras dimostra ancora una volta come il mondo degli indie arricchisca il coefficente culturale dei videogiochi, che possono essere un veicolo importantissimo per approfondire il folklore e i costumi dai quali sorge ogni tipo di progetto creativo.

Idili però non è l’unico esempio di videogioco che celebra la cultura locale. Tantissimi sviluppatori indipendenti in giro per il mondo hanno deciso di utilizzare il mezzo videoludico per offrire ai giocatori una finestra sulle loro tradizioni ed esplorare in maniera interattiva un mondo a loro lontanissimo. Si tratta, a nostro parere, di uno degli obiettivi più nobili che gli sviluppatori si propongono di raggiungere, che dimostra come il videogioco può essere strumento di unione fra culture e tradizioni differenti.

Oggi vi proponiamo 5 esempi di indie che celebrano le proprie culture locali.

Mulaka – Lienzo (Messico)

Mulaka indie Messico

Spesso si da per scontato che ogni progetto debba scegliere se concentrarsi sull’elemento narrativo o sul gameplay, trascurando per forza di cosa uno di questi due pilastri. Mulaka rompe questo pregiudizio creando un’esperienza culturalmente significativa che offre comunque un gameplay estremamente coinvolgente.

Il gioco si ispira alle tradizioni della tribù messicana Tarahumara e ci cala nei panni di Mulaka, l’eroe che sarà incaricato di lottare contro una misteriosa presenza malvagia con l’obiettivo di corrompere il mondo. Dovremo guadagnare il rispetto dei Semidei, i quali lungo il cammino ci doneranno nuove abilità speciali.

Mulaka è molto accessibile, perchè sebbene poggi le sue basi sulla cultura messicana, non costringe il giocatore a farsela raccontare in maniera enciclopedica. Gli sviluppatori creano un mondo di gioco imbevuto nella tradizione, che il giocatore potrà decidere quanto attivamente approfondire. Si tratta di un metodo di preservazione storica fondato sull’interattività, reso possibile soltanto grazie al mezzo videoludico.

A livello di gameplay esploreremo una serie di aree che pur essendo aperte sono considerabili veri e propri dungeon, arricchiti da puzzle e sezioni di combattimento. In fondo ad ogni area affronteremo boss che rappresentano senza dubbio la punta di diamante in termini di design.

L’influenza culturale è presente ovunque in Mulaka, persino nelle grafiche a blocchi che replicano lo stile artistico geometrico della tribù Tarahumara. Il tutto è incorniciato da un meraviglioso sound design che replica la musica tradizionale del popolo messicano.

Never Alone – Upper One Games (Alaska)

Conosciuto anche con il suo nome originale “Kisima Ingitchuna”, Never Alone è un titolo ispirato ai racconti di Robert Nasruk Cleveland e al suo “Stories of the Black River People”, con cui l’autore riporta la vita e le tradizioni del popolo Iñupiat nativo dell’Alaska.

Interpretiamo Nuna, che insiema alla sua fidata Volpe resterà intrappolata in una terribile tempesta di neve e dovrà fare di tutto per salvare il suo villaggio. Durante il gioco dovremo capire quale sia l’origine di questa tempesta e nel frattempo scopriremo le tradizioni del popolo Iñupiat.

Never Alone è diviso in capitoli, ognuno dei quali ci sfiderà con puzzle e sezioni di platform. Dovremo controllare i due personaggi che dovranno combinare le loro forze in modo da poter proseguire la loro avventura. L’attrattiva principale però resta lo stile artistico e l’atmosfera, resa in maniera impeccabile dallo studio di sviluppo che immerge nelle tradizioni del popolo Iñupiat.

I livelli emanano grande rispetto per la tradizione locale ed è evidente come Never Alone sia un veicolo per raccontare la storia di questo popolo. Durante il gioco infatti potremo sbloccare anche alcuni brevi documentari in cui gli sviluppatori offrono una finestra autentica sulle località trattate nel gioco e sul loro significato culturale.

Never Alone è un prodotto nato dall’ amore autentico di un popolo per le proprie origini e questo scopo è evidente in ogni pixel. Il suo valore didattico è innegabile e siamo lieti che gli sviluppatori abbiano deciso di regalarci un sequel, su cui però ancora non sappiamo nulla se non il fatto che lo studio ci sta lavorando.

Raji: An Ancient Epic – Nodding Heads Games (India)

La civiltà indiana è forse una delle più interessanti e prolifiche di tutte ma, per qualche motivo, il mondo del gaming non offre molti esempi che esplorino le sue profondissime radici culturali. Ci pensa Nodding Heads Games, che con il suo Raji: An Ancient Epic ci offre uno sguardo sulle tradizioni e la mitologia indiana.

La guerra fra gli Dei e i Demoni si è conclusa ormai da secoli ma questi ultimi sono tornati e reclamano vendetta. Noi interpretiamo Raji, un’orfana scelta dagli Dei per fermare il ritorno dei Demoni. Nel frattempo però dovremo anche salvare nostro fratello Gola, che nella foga è stato rapito e ora non sappiamo più dove si trova. La nostra missione è sconfiggere Mahabalsura, Re dei Demoni e riportare finalmente il mondo alla pace.

La narrativa prende in prestito moltissimi elementi della mitologia indiana e offre uno sguardo del tutto nuovo sulle tradizioni millenarie di questa cultura. Gli Dei del pantheon indiano commenteranno il nostro viaggio, offrendo un contorno autentico alle nostre gesta.

Il gameplay si divide fra azione ed esplorazione, in un a campagna single player della durata di circa sette ore. Il combattimento svolgerà un ruolo chiave all’interno del gioco perchè ci verranno offerte quattro tipi di armi diverse, potenziabili grazie ad un sistema di abilità speciali che aggiungono attacchi elementali al nostro repertorio. Al combattimento si alternano sezioni di platform durante le quali è possibile apprezzare il maestoso stile artistico del gioco. Le grafiche si affidano alla meravigliosa base offerta dalla tradizione artistica indiana, che offre un tocco autentico all’intera esperienza.

A Highland Song – inkle Ltd (Scozia)

Ci spostiamo in una parte del mondo molto più vicino a casa con A Highland Song, un indie che ci accoglie nella rigogliosa tradizione scozzese e fra le sue piacevole meraviglie naturali.

Vestiamo i panni di Moira, una giovane ragazza che si imbarcherà in un viaggio fra le Highlands scozzesi. Dovrà raggiungere suo zio Hamish, che l’ha richiamata al suo Faro dove vive ormai da anni. Inizierà così la nostra avventura fra le verdeggianti alture al nord del Regno Unito, che gli sviluppatori di inkle Ltd dimostrano di conoscere profondamente.

La prima cosa che colpisce sono infatti i panorami di A Highland Songs, dove nei panni di Moira avremo l’opportunità di perdere lo sguardo e la concezione del tempo. Sono tutti realizzati interamente a mano e lo stile artistico dominato da colori pastello e tratti tenui ci permette di immergerci completamente in questa storia e soprattutto nella cultura scozzese.

Il gameplay è piuttosto variegato perche Moira esplora, si arrampica e perlustra caverne, offrendoci quasi una visita guidata fra il folklore scozzese. Il mondo di gioco è pieno di oggetti che potranno sbloccare scorciatoie oppure offrirci approfondimenti relativi alla cultura locale. Spesso viene infatti utilizzata la lingua gaelica, un retaggio di queste terre che i popoli locali considerano tuttora motivo di orgoglio.

Abbiamo apprezzato anche l’implementazione delle mappe disegnate su fogli di carta, che sembrano scarabocchiate proprio dalla mano della protagonista. Non è un sistema ottimale per orientarsi ma da al gioco quel tocco genuino che ci immerge ancora di più nella storia.

Per concludere non possiamo non citare le sezioni musicali, una delle migliori aggiunte al gameplay di A Highlands Story. In alcune parti del gioco Moira correrà a fianco di un adorabile cervo e per attraversare il percorso dovremo premere una serie di pulsanti a tempo della canzone folkloristica che risuona in soddofondo. A Highlands Story racconta il cuore della Scozia in maniera divertente e interattiva, rendendola accessibile a tutti.

Where The Water Tastes Like Wine – Dim Bulb Games (USA)

Terminiamo con un titolo che poggia il suo successo sulla gestione impeccabile dell’elemento narrativo. Where The Water Tastes Like Wine si apre con una scena nella quale interpretiamo un giocatore di poker intento a sfidare un Lupo Mannaro antropomorfo. Perdiamo la partita e il Lupo, per sanare il debito, ci chiede ricompensarlo con delle storie che dovremo andare a raccogliere lungo tutto il Paese.

A questo punto assumiamo le sembianze di uno scheletro e vagheremo per le immense pianure americane di inizio XX secolo, in un viaggio che ci cambierà la vita. Durante il percorso incontreremo diversi personaggi, che ci racconteranno le loro storie e ci offriranno uno sguardo sul folklore di quella particolare epoca della storia statunitense. In cambio gli racconteremo le nostre e proseguiremo la nostra avventura, che ci porterà a vivere momenti toccanti e memorabili.

Where The Water Tastes Like Wine è artisticamente potentissimo, perchè riesce ad evocare l’essenza degli Stati Uniti dell’epoca utilizzando uno stile artistico unico e inconfondibile abbinato ad una colonna sonora che pesca nei suoni tradizionali dell’America di inizio secolo. Il titolo di Dim Bulb Games è un’esperienza che non dimenticherete mai se gli darete la possibilità di accompagnarvi in questo viaggio surreale ma allo stesso tempo autentico.

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