Il nome di Metal Gear Solid è ormai impresso a fuoco nella storia del gaming. La leggendaria saga di Hideo Kojima ha rivoluzionato il mondo videoludico, spingendo il medium oltre i suoi limiti e aprendo nuove frontiere per narrativa e intrattenimento.
Metal Gear Solid non è stato soltanto un enorme successo commerciale ma ha anche dimostrato al mondo intero di che cosa fosse capace il videogioco, se portato al massimo del suo potenziale.
L’addio di Hideo Kojima a Konami, tra polemiche e misteri mai del tutto chiariti, ha portato alla nascita di Kojima Productions e ci ha regalato Death Stranding, la nuova creatura del visionario game director.
Nel 2025 Kojima tornerà con Death Stranding 2, mentre Konami riporterà in vita Metal Gear Solid 3 con un attesissimo remake. L’annuncio del remake ha infiammato la fanbase storica della saga, che ora attende con impazienza la data di lancio e si interroga se Konami riuscirà a preservare l’essenza dell’originale?
A distanza di oltre vent’anni, Metal Gear Solid 3 resta una pietra miliare della storia dei videogiochi. Ma nel 2025 il gioco originale avrà ancora lo stesso impatto? Vale la pena giocarci oggi?
Il tocco di Kojima

Hideo Kojima è senza dubbio una delle personalità più influenti nel settore videoludico. Le sue opere sono sempre state guardate con ammirazione e rispetto dai fan e dai critici, che hanno apprezzato il suo estro creativo e il suo approccio unico nella presentazione della narrativa.
Questo status di artista eclettico traspare immediatamente anche in Metal Gear Solid 3 e nel suo metodo di storytelling. Gli eventi di Metal Gear Solid 3 sono avvolti in una patina di realismo, radicata nel conflitto fra Stati Uniti e Russia nel pieno della Guerra Fredda. È qui che ha inizio la storia di Naked Snake e della sua missione, raccontata in maniera credibile ed immersiva grazie ad un approccio ispirato al mezzo cinematografico per il quale Hideo Kojima non ha mai nascosto la sua profonda stima.
Le cutscene sono notoriamente un elemento preponderante delle opere di Hideo Kojima e in Metal Gear Solid 3 costituiscono circa il 50% dell’intera durata del gioco. La storia, i personaggi e l’approccio filosofico infuso dal game director regalano alla saga quel tocco inconfondibile che contraddistingue i videogiochi di Kojima.
I lunghi monologhi, le inquadrature drammatiche e la recitazione sopra le righe hanno contribuito a creare l’identità caratteristica della saga Metal Gear e nel terzo capitolo la potenza di PlayStation 2 viene sfruttata al massimo per regalare al titolo una qualità grafica invidiabile anche ai videogiochi più moderni.
Si tratta di un’avventura molto personale, che ci accompagnerà alla scoperta di un lato estremamente intimo del protagonista e del suo rapporto con il passato. Metal Gear Solid 3 da questo punto di vista non soffre minimamente il passaggio del tempo perchè le tematiche trattate, la caratterizzazione dei personaggi e il modo in cui Kojima intreccia storia e finzione lo rendono un’esperienza senza tempo.
Il gameplay è ancora attuale?

Metal Gear Solid 3 esce nel 2004 su PlayStation 2 e, come da tradizione per i videogiochi dell’epoca, propone una telecamera fissa che non permette al giocatore di modificare la visuale. L’anno successivo Konami decide di lanciare una versione aggiornata, distinta dal sottotitolo Subsistence, che avrebbe reintrodotto diversi contenuti tagliati e soprattutto avrebbe inserito la telecamera libera.
La nuova feature rendeva il gameplay di Metal Gear Solid 3 ancora più rivoluzionario, ma un occhio contemporaneo potrebbe trovare diversi difetti e mancanze nelle meccaniche del titolo di Hideo Kojima. Alcuni linguaggi universali che ormai vengono adottati da tutti gli sviluppatori, a prescindere dalla piattaforma e dal genere, all’epoca di Metal Gear Solid non erano ancora considerati il modello di riferimento. Questo ha portato Kojima a plasmare lo schema di controlli in base alle sensazioni che voleva comunicare al giocatore.
L’atto di sparare non è semplicemente legato ai due triggers (L2 +R2) come oggi, ma comportava un coinvolgimento maggiore da parte chi chi impugnava il pad. Premendo R1 si entrava nella visuale in prima persona e poi con la levetta analogica si mirava verso il bersaglio prescelto. Per far partire il colpo invece era necessario tenere premuto il pulsante ‘Quadrato’ sul controller e poi rilasciarlo al momento dello sparo.
L’elemento dello stealth e la sua implementazione è ciò che distingue maggiormente il gameplay di Metal Gear Solid 3, ma anche in questo caso il giocatore dovrà adattarsi ad una serie di controlli non proprio intuitivi per gli standard moderni.
Se pensate che vi basterà accovacciarvi per muovervi silenziosamente allora vi sbagliate di grosso. Snake potrà soltanto muoversi in posizione eretta o strisciare prono sul terreno, usando le frecce direzionali per muoversi lentamente. Questi controlli apparentemente legnosi servono per immergere il giocatore, che sarà obbligato ad imparare i movimenti delle guardie a ricordarsi la composizione dell’area per poter sgattaiolare senza farsi notare.
Metal Gear Solid 3 richiede impegno e attenzione al giocatore e a volte può risultare frustrante per chi è abituato agli standard moderni. L’opera di Kojima però ricompensa tutta la nostra dedizione con uno dei sistemi di stealth più competenti e completi di sempre.
Il gioco si adatta ad ogni possibile metodo d’approccio, garantendoci un’ampia libertà di movimento all’interno delle varie arie e l’opportunità di intrufolarci negli edifici attraverso diversi punti d’entrata. Qui si nasconderanno oggetti, munizioni e altre risorse utili alla nostra avventura, che ci invoglieranno ad esplorare ogni angolo.
Il sistema di stealth viene ancora più approfondito dalla possibilità di scegliere fra un’ampia selezione di tute mimetiche e, quando ci nascondiamo, non avremo il classico indicatore a forma di occhio “alla Skyrim“ che ci avvisa se siamo visibili o meno, ma un valore in percentuale che ci informerà quanto effettivamente siamo visibili al nemico.
Il gameplay poi viene arricchito da un elemento survival che approfondisce ancora di più Metal Gear Solid 3, lasciando il completo controllo al giocatore. Dovremo infatti tenere d’occhio la barra della stamina e ricaricarla nutrendoci degli animali che popolano la giungla del gioco. Tendere trappole a topi e serpenti sarà fondamentale per poter proseguire nel gioco e le provviste possono andare addirittura a male all’interno del nostro inventario. Il cibo avariato poi potrà essere utilizzato come esca per i nemici, che ne saranno attratti e ne subiranno le conseguenze dopo averlo mangiato.
Questo livello di profondità e attenzione al dettaglio è il principale punto di forza del gameplay di Metal Gear Solid 3, che pur conservando alcuni retaggi di un’epoca ormai superata, resta all’avanguardia per la moltitudine di idee e alla loro brillante implementazione.
Metal Gear Solid 3 regge il passaggio del tempo?

Metal Gear Solid 3 è un assoluto capolavoro e uno dei fiori all’occhiello del repertorio di Kojima. La narrativa epica e toccante, arricchita da alcuni dei personaggi più iconici della storia del gaming lo rendono un classico immortale che ha scosso profondamente le fondamenta del settore videoludico.
Il gameplay, al netto di qualche elemento anacronistico, introduce concetti all’avanguardia, figli del genio visionario del game director giapponese, che ancora una volta ha anticipato i tempi e ha regalato al suo pubblico un’esperienza irripetibile.
Metal Gear Solid 3 vale la pena di essere giocato nel 2025. La sua importanza storica lo rende un titolo imprescindibile per ogni appassionato del mezzo videoludico. Tuttavia il remake in arrivo potrebbe andare a ritoccare alcune delle scelte di design più datate, che renderebbero sicuramente più appetibile questo grande classico ad una pubblico moderno.
Sarà interessante capire come Konami gestirà questo remake. Stiamo parlando di un mostro sacro della storia del gaming su cui non sarà facile mettere le mani, ma ci sentiamo comunque di apprezzare lo sforzo e lodare le ragioni alla base di quest’opera di ristrutturazione.
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