I videogiochi sono un mezzo molto potente, in grado di raccontarci storie indimenticabili e le gesta di protagonisti che resteranno per sempre nell’immaginario collettivo. Vestire i panni di Cloud in Final Fantasy VII, vivendo la sua discesa nella follia e la sua rivalità con Sephiroth, oppure interpretare Arthur Morgan e cavalcare le praterie del Far West di inizio Novecento sono esperienze che hanno lasciato il segno in tutti coloro che hanno avuto l’opportunità di viverle.

I videogiochi sono in grado di regalarci momenti di euforia inaspettata e appagante, ma sono anche capaci di farci sprofondare nel lutto più disperato e irreparabile. Tante volte ci siamo trovati in lacrime davanti allo schermo del nostro PC a causa della morte di uno dei nostri personaggi preferiti, predisposta con sadica perfezione dagli sviluppatori che non hanno esitato ad infleggirci negli anni una serie di colpi bassi per i quali non siamo ancora in grado di perdonarli.

Oggi vi vogliamo offrire una raccolta di quelle che secondo noi sono state le morti più tragiche nella storia dei videogiochi. Naturalmente da questo momento in poi ci saranno spoiler per ogni titolo citato ma, detto questo, è il momento di preparare i fazzoletti perchè ci sarà da piangere.

Aerith – Final Fantasy VII

Aerith videogiochi

Impossibile non cominciare questa lista con quella che forse è la morte più celebre della storia dei videogiochi. Stiamo parlando dell’addio a Aerith, uno dei personaggi principali di Final Fantasy VII che, a metà del gioco, viene brutalmente infilzata dalla Masamune di Sephiroth.

La visione della gigantisca katana che si conficca nella schiena della ragazza e la trapassa è un’immagine che anche a quasi trent’anni di distanza è rimasta impressa a fuoco nella nostra memoria. Il gioco non ci da il tempo di reagire e metabolizzare l’accaduto, perchè ci affronta immediatamente con una boss-fight caratterizzata proprio dalla musica di sottofondo che accompagnava la compianta protagonista, sferrandoci un colpo di grazia emotivo a cui non abbiamo saputo resistere.

Il trauma si è ripetuto l’anno scorso, con l’arrivo di uno dei videogiochi più attesi di sempre, ovvero Final Fantasy VII: Rebirth e questa volta forse la morte di Aerith ha fatto ancora più male. La scena dipinta con grafiche moderne è ancora più suggestiva e quando abbiamo visto Sephiroth precipitare con la lama sguainata ci siamo preparati al peggio. Tuttavia per un attimo sembra che Cloud sia riuscito a bloccare il colpo mortale e salvare Aerith, ma il discusso finale non lascia spazio ad alcun dubbio. Aerith è morta di nuovo e la ferita resta ancora aperta dopo ventotto anni.

Sarah – The Last of Us

The Last of Us è una delle saghe più amate e controverse della storia dei videogiochi. Le scelte di Neil Druckmann nella gestione narrativa del secondo capitolo hanno fatto molto discutere e la divisione della community riecheggia ancora oggi nell’accoglienza riservata alla serie tv di HBO. Il titolo originale del 2013 però è considerato all’unanimità una delle storie più potenti mai raccontate in formato videoludico e il merito va senza dubbio alla profondità dei suoi personaggi.

Il rapporto fra Joel e Ellie, che cresce durante il loro viaggio attraverso gli Stati Uniti postapocalittici, fino a raggiungere l’apice nel finale, durante il quale Joel si rende conto che Ellie è diventata per lui come una figlia ed è pronto a tutto pur di salvarle la vita.

Per capire il trauma di Joel e il carico emotivo che lo ha portato a diventare il ruvido protagonista di The Last of Us bisogna riavvolgere il nastro e tornare all’inizio della storia, quando il nostro viveva ancora in un mondo pacifico dove gli zombie apparivano soltanto in televisione e ad accoglierlo a casa tutte le sere c’era sua figlia Sarah. Allo scoppio dell’apocalisse, il suo istinto paterno scatta immediatamente e nella fuga dalla città la sua priorità è quella di proteggere la sua bambina. Gli sviluppatori decidono di dimostrarci quanto può diventare spietato il mondo durante una crisi con una scena che rimarrà fra le più traumatizzanti mai riprodotte, non nei videogiochi, ma anche nel mondo dell’ intrattenimento nel senso più completo.

Nessuna parola potrebbere rendere giustizia alla gravità del momento, reso in maniera magistrale dall prestazioni di Troy Baker e Hana Hayes, le quali comunicano lo straziante momento in cui un Joel è costretto ad affrontare il lutto peggiore che un padre possa provare.

Noble Six – Halo Reach

Chi ci segue da un po’ sa che abbiamo un debole per Halo. La saga simbolo di casa Xbox ha trasformato per sempre il mondo dei videogiochi, grazie anche ad un protagonista iconico come Master Chief.

Bungie ci ha deliziato nei primi anni 2000 con una trilogia memorabile e qualche spin-off, per poi dare l’addio alla saga con un ultimo capolavoro prima di passare il testimone a 343. Nel 2010 lo studio statunitense ci ha regalato Halo Reach, un prequel della saga che racconta il primo contatto fra la civiltà umana e gli alieni del Covenant, un conflitto che aveva caratterizzato l’intera serie.

Il giocatore veste i panni di Noble Six, l’ultimo aggiunto alla squadra di Spartan che ha il compito di proteggere il pianeta Reach dall’invasione e impedire lo sbarco del nemico sulla Terra. Durante la campagna assisteremo alle morti dei nostri compagni, sistematicamente sterminati dagli agenti Covenanti, ma riusciremo comunque a compiere la missione di consegnare Cortana al Capitano Keyes prima che riesca a fuggire dal pianeta ormai sotto il controllo nemico.

L’ultima missione, “Lone Wolf”, ci vede controllare Noble Six mentre oppone un’ ultima futile resistenza all’assalto del Covenant, morendo da eroe dopo aver portato al termine il suo compito e aver regalato un’ultima speranza alla razza umana.

Naia – Brothers: A Tale of Two Sons

Prima di sviluppare gli acclamati Split Fiction e It Takes Two, Josef Fares ha mosso i primi passi nel mondo dei videogiochi con una breve titolo indie chiamata Brothers: A Tale of Two Sons. La storia dei due fratelli che si avventurano nel fantastico mondo di gioco per recuperare la Linfa dell’Albero della Vita e salvare loro padre dal letto di morte è raccontata con cura e delicatezza e ci mostra come i due crescono insieme collaborando e sostenendosi a vicenda.

La filosofia co-op che ha caratterizzato le opere successive di Josef Fares si intravede anche in Brothers: A Tale of Two Sons, che pur essendo un single-player, implementa un sistema di gameplay estremamente originale, legando i movimenti di dei due personaggi alle rispettive levette analogiche. Dovremo abituarci a questo bizzarro schema di controlli ma, una volta afferrato il concetto, ci godremo quello che sarà un viaggio indimenticabile alla scoperta delle meraviglie che si nascondono oltre il villaggio dei due fratelli.

Durante l’ultima boss-fight del gioco però Naia, il maggiore, subirà un colpo letale e si accascerà al suolo fra i vani tentativi di rianimarlo del suo fratellino. È una scena che colpisce nel profondo chiunque abbia un fratello o una sorella, perchè il gioco a quel punto modificherà anche le sue meccaniche e un analogico sarà immobile a simboleggiare il vuoto lasciato dalla morte di Naia.

Mordin Solus – Mass Effect 3

Concludiamo con una delle morti più tragiche di sempre, quella di Mordin Solus nel capitolo conclusivo della saga Mass Effect. Lo scienziato della razza Salarian è uno dei padri della genofagia, un terribile virus inflitto alla razza krogan per punirli della loro Rivolta contro la Cittadella impedendo loro di riprodursi.

Questa è una vera e propria piaga per l’emarginata razza aliena, che a causa del virus si è trovata sull’orlo dell’estinzione. Il membro del nostro team ha da sempre covato un grosso senso di colpa per aver preso parte al crudele genocidio dei krogan e, quando ne avrà l’opportunità durante la campagna di Mass Effect 3, deciderà di compiere l’estremo sacrificio pur di trovare una cura ed espiare la propria colpa.

Il giocatore ha la possibilità di fermarlo e salvargli la vita ma è evidente, a nostro parere, che la parabola di Mordin deve concludersi in cima a quella torre in fiamme, dove solo la sua competenza avrebbe potuto finalmente liberare i krogan e restituire loro una speranza per il futuro.

Secondo voi qual è stata la morte più tragica nella storia dei videogiochi?

Unisciti a noi e segui l’Alpaca su Instagram, Facebook e X.