Nel corso degli ultimi mesi abbiamo raccolto tantissime voci e indiscrezioni, che indicano come un remake di The Elder Scrolls: Oblivion sia ormai alle porte. Il quarto capitolo della leggendaria saga Bethesda si è reso protagonista di una delle migliori ere videoludiche di sempre e ha l’ascesa di Todd Howard e il suo studio.
Con Oblivion, Bethesda è diventata un pilastro dell’industria dopo aver sfiorato il fallimento solo qualche anno prima. Nel 2006 Todd ha lanciato il suo capolavoro, che nonstante oggi sia oscurato dal monolite chiamato Skyrim, resta uno dei più impressionanti RPG di scuola occidentale mai realizzati.
In vista del remake, oggi ci poniamo la fatidica domanda: Oblivion vale ancora la pena di essere giocato nel 2025?
La profezia

Oblivion ci immerge immediatamente nel continente di Tamriel e si apre con una cutscene epica, accompagnata da una colonna sonora indimenticabile che comunica perfettamente l’epicità e la magnificenza del mondo che ci accingiamo ad esplorare.
Come in ogni titolo della saga The Elder Scrolls fino a quel momento, cominciamo la nostra avventura all’interno di una cella. Dopo aver creato il nostro personaggio faremo la conoscenza dell‘Imperatore Uriel Septim, che sta fuggendo dalla città insieme alle sue guardie in seguito ad un attacco di assassini a lui e alla sua famiglia. L’Imperatore è convinto che tu sia il protagonista di una profezia e poco prima della sua morte ti affida l’Amuleto dei Re e il compito di chiudere i portali di Oblivion per fermare l’invasione del Principe Daedrico della Distruzione.
Con la morte dell’Imperatore infatti nella regione di Cyrodiil si ergeranno decine di portali, attraversati da orribili demoni che vogliono distruggere Tamriel e porre fine all’Era degli Uomini, legata a doppio filo alle sorti della famiglia imperiale e all’Amuleto che ora custodiamo
A differenza del suo celebre successore, Oblivion riprende i dettami degli RPG vecchi stile, innanzitutto per quanto riguarda la creazione e l’evoluzione del nostro personaggio. Creare il protagonista all’inizio del gioco non si limiterà ad una scelta estetica fra le varie razze di Tamriel, ma ci darà la possibilità di personalizzare fin da subito il nostro stile di gioco.
La scelta della razza influenzerà alcuni poteri e abilità bonus ma poi arriverà il momento di scegliere il Segno di Nascita. Questo darà accesso ad alcuni tratti che sbloccheranno effetti positivi ma allo stesso tempo verranno bilanciati con dei malus da tenere in considerazione. Dopodichè ci sarà la scelta della Classe, la quale determinerà gli attributi saremo specializzati. Qui si può decidere anche di creare una classe partendo da zero, scegliendo i 7 attributi principali dalla lista completa dei 21. Abbiamo immediatemente il potere di creare un personaggio unico, supportato da una serie di sistemi molto versatili che prediligono la libertà del giocatore.
Cartoline da Cyrodiil

Una volta usciti dalle segrete faremo il nostro ingresso nel mondo di gioco e respireremo per la prima volta tutta l’atmosfera fantasy che Oblivion è in grado di creare. Per chi ama il questo genere, il mondo di Oblivion è un sogno ad occhi aperti. Bethesda è riuscita a creare un gigantesco open-world interattivo in un’era in cui questo tipo di design era considerato all’avanguardia. Il 2006 era un’altra epoca per i videogiochi e riuscire a portare un mondo esplorabile a nostro piacimento, senza essere incanalati in livelli lineari era un’assoluta novità. Se oggi siamo inondati di open-world lo dobbiamo anche ad Oblivion, nonostante la cosa sia evidentemente sfuggita di mano e spesso questa filosofia di design venga adottata senza prestare particolare considerazione a se si adatti o meno allo stile del franchise in questione.
Oblivion crea un mondo estremamente interattivo a completa disposizione del giocatore. Già dai primi passi che muoveremo ci renderemo conto di poter manipolare qualunque cosa, grazie al tanto vituperato Creation Engine di Bethesda. Questo motore infatti permette ad ogni oggetto di avere un coefficente fisico che lo farà reagire agli impulsi circostanti. Chi ha avuto il piacere di giocare ad almeno un capitolo della saga The Elder Scrolls saprà perfettamente che ogni oggetto, su ogni superfice può essere mosso o inserito nel nostro inventario. Che si tratti di un tozzo di pane sul bancone di una taverna o di un’arma caduta al suolo in prossimità del cadavere di un nemico, il nostro protagonista potrà raccoglierla e spostarla.
Se si considera che il lancio di Oblivion risale al 2006, non si può fare a meno di apprezzare lo splendore estetico del mondo di gioco. In quest’epoca gli obiettivi degli sviluppatori non erano certo la fedeltà e il realismo, ma ci si proponeva di generare una simulazione credibile utilizzando uno stile artistico che spiccasse per originalità e si distinguesse dai contemporanei. Giocando di nuovo ad Oblivion possiamo affermare che questo obiettivo Bethesda lo centra in pieno. Passeggiare per la strade cittadine di Cyrodiil e addentrarsi nelle foreste è un piacere che abbiamo riscoperto dopo tanti anni di assenza e ha aperto uno scrigno di ricordi davvero significativo per i giocatori della nostra generazione.
L’elemento che forse è invecchiato peggio sono gli NPC, i quali anche ai tempi sono stati derisi per la stasi nei loro visi e le espressioni inquietanti. Se cercate online potrete trovare migliaia di esempi di interazioni assolutamente assurde che sfociano spesso nel comico e nel demenziale, una caratteristica che di certo gli sviluppatori non volevano ottenere in fase di sviluppo, ma che è diventata comunque simbolo di Oblivion. Gli NPC di Oblivion simboleggiano il contrasto fra le ambizioni di Bethesda e le sue limitate capacità tecnologiche dell’epoca, questo però non deve sminuire tutti quei sistemi con i quali il gioco ha rivoluzionato gli open world e i suoi abitanti.
Sebbene gli NPC possano risultare un po’ innaturali e ingessati, Bethesda ha introdotto un sistema innovativo con il quale governare i loro comportamenti, denominato “Radiant AI”. Grazie a questo strumento innovativo, gli NPC avrebbero avuto un programma giornaliero di attività e movimenti, che li avrebbero portati anche ad interagire fra di loro. L’innegabile design rudimentale dei volti quindi si intrecciava con la loro AI all’avanguardia, creando una splendida contraddizione che ha sempre definito i titoli Bethesda. Il giocatore aveva inoltre la possibilità di interagire con tutti, tramite un sistema di dialogo incentrato sulla persuasione. Se infatti il protagonista fosse stato in grado di aumentare la reputazione con alcuni NPC, questi lo avrebbero trattato diversamente e lo avrebbero ricompensato con sconti nei loro negozi e vari premi, mentre se si fosse comportato male sarebbero potuti arrivare ad attaccarlo a vista.
Attività, quest e open-world

Un eroe ha bisogno di una missione e Oblivion è estremamente diretto nello spiegarci i nostri compiti nelle scene introduttive. Il mondo di Cyrodiil sarà disseminata di portali di Oblivion, che dovranno essere chiusi per impedire l’invasione demoniaca.
Si tratta dei dungeon principale del gioco, che negli anni si sono guadagnati una cattiva reputazione a causa della loro ripetitività. Oblivion genera in maniera procedurale il layout del dungeon, pescandolo fra un pool di sette design diversi popolati da nemici e ricompense. Per poter completare la nostra missione però dovremo chiudere una porzione considerevole dei sessanta portali esistenti e questo obbliga il giocatore a ripetere diverse volte lo stesso identico dungeon, un’esperienza che può facilmente diventare noiosa e monotona.
Anche il sistema di combattimento non aiuta certo a contrastare questa percezione perchè a livello meccanico è estremamente rudimentale, soprattutto nel corpo a corpo. Il gioco permette di modificare in maniera minuziosa la propria build, dando la possibilità al giocatore di esprimere tutta la propria creatività e di adottare strategie differenti e versatili, tuttavia questo potenziale viene penalizzato dalle limitazioni tecniche del combattimento e delle animazioni lente e legnose di protagonista e nemici.
Se cercate un’esperienza un po’ più varia e imprevedibile vi consigliamo di abbracciare una build fondata sulla magia, che apre ad uno stile di combattimento più complesso e diversificato. Percorrendo la strada della magia avrete la possibilità di interagire con uno dei migliori sistemi introdotti da Oblivion, ovvero quello della creazione degli incantesimi. Unendovi alla Gilda dei Maghi sbloccherete l’abilità di creare incantesimi totalmente unici, scegliendone la potenza e gli effetti.
L’open-world di Oblivion, oltre ad essere esteticamente meraviglioso, offre una quantità di contenuti e attività davvero sorprendente. Non si tratta però del classico design dell’open-world moderno, incentrato su migliaia di attività banali sparse in ogni angolo dell’immensa mappa del gioco. Le side-quest di Oblivion sono legate perlopiù alle Gilde. Queste sono vere e proprie fazioni, alle quali possiamo unirci e affrontare missioni per loro conto, scoprendo nuove trame e segreti del mondo di Tamriel.
Si tratta di quest approfondite e sostenute da una trama indipendente da quella principale e che possiamo decidere di affrontare in qualsiasi momento della nostra avventura. Queste sono senza dubbio le parti migliori del gioco, che offrono i contenuti più interessanti e le ricompense più iconiche. Impossibile non citare le quest della Fratellanza Oscura, che restano senza dubbio l’apice del design dell’intera saga.
Vale la pena nel 2025?

Oblivion si conclude com’era iniziato, in maniera epica e grandiosa lasciando al giocatore la sensazione di aver vissuto qualcosa di speciale. Il quarto capitolo della saga The Elder Scrolls incapsula l’inizio dell’epoca d’oro di Bethesda, proseguita con Fallout 3 e culminata con Skyrim, titoli che hanno portato Todd Howard a diventare una leggenda del settore.
È impossibile negare il fatto che Oblivion soffra di importanti limitazioni inaccettabili al giorno d’oggi, dalle animazioni ingessate del combattimento, passando per dungeon ripetitivi fino ad arrivare ad NPC tramandati più per la ridicolaggine delle loro espressioni che per le loro storie. Tuttavia, se diamo al gioco la possibilità di accoglierci nel suo mondo, scopriremo una vasta distesa di lande fantastiche da esplorare, in cui potremo interpretare chiunque grazie ad una serie di approfonditi sistemi che lasciano libera la nostra creatività.
Oblivion è divenuto negli anni un pilastro della scuola occidentale, proponendo una formula unica di RPG alla quale in molti si sono ispirati nel corso dei decenni e a nostro parere, osservato a mente fredda, i suoi meriti superano i difetti. Ora resta da capire come verrà gestito il remake ma nel frattempo, se amate personalizzare in maniera minuziosa il vostro personaggio e il genere fantasy vi fa sognare, Oblivion vale assolutamente il vostro tempo anche nel 2025.
Avete mai giocato a Oblivion?
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