Riportando la memoria all’era della prima PlayStation molti di noi ricorderanno con affetto molte mascotte che sono diventate icone storiche del mondo dei videogiochi. Leggende come Crash Bandicoot e Lara Croft si affermavano in quel magico periodo fra gli anni ’90 e il 2000, che ha visto la nascita di un altra mascotte che ricordiamo con tanta nostalgia: Spyro the Dragon.

Il draghetto viola di Insomniac è sempre stato considerato come il fratello minore di Crash Bandicoot, che ha monopolizzato l’attenzione dei riflettori, lasciando Spyro sempre un po’ in ombra. La trilogia originale di Spyro però ha significato molto per un’intera generazione di giocatori che si sono affezionati al personaggio di Spyro. Oggi vi vogliamo parlare dell’ultimo capitolo, Spyro: Year of the Dragon, che rappresenta a nostro parere il culmine della saga originale targata Insomniac.

L’Anno del Drago

Il Regno dei Draghi sta vivendo in pace e Spyro sta per assistere al suo primo Anno del Drago, periodo in cui vengono deposte le uova che daranno vita alla nuova generazione di cuccioli. Mentre tutti stanno dormendo dopo i feseggiamenti di rito, un coniglietto di nome Bianca insieme ad un gruppo di scagnozzi detti rinoc, si intrufola nel Regno dei Draghi e ruba tutte le uova che avevano deposto.

Bisogna riportare in salvo le uova e Spyro e il suo amico Hunter verranno incaricati di portare a termine questa importante missione. Bianca intanto torna vittoriosa dalla Maga, che vuole utilizzare le uova per assorbirne il loro potere.

A questo punto si parte per un’avventura che ci porterà in quattro mondo diversi ispirati alle quattro fasi della giornata (mattino, pomeriggio, sera e notte). Ognuno di essi sarà composto da diversi livelli a tema che dovremo completare per poter trarre in salvo le uova necessarie ad accedere al mondo successivo. Insomniac si è divertita a costruire i livelli attorno ad un tema sempre diverso, popolati da differnti speci di animali e bestioline fantasiche che chiederanno il nostro aiuto.

Il nostro obiettivo principale però saranno le uova di drago e ogni volta che ne troveremo una assisteremo ad un piccolo filmato della sua schiusa e all’apparizione di un adorabile cucciolo di drago.

Un platform da manuale

Come ogni platform che si rispetti, Spyro: Year of the Dragon ci presenta tantissime attività disseminate nei vari livelli. Trovare le uova è la nostra priorità ma se vogliamo completare il livello dovremo raccogliere tutte le gemme nascoste dappertutto e portare a termine i numerosi minigiochi che propongono le sfide più assurde.

Ritornano le gare di volo e gli inseguimenti dei ladri che continuano a prenderci in giro con la loro fastidiosissima risata ma con il terzo capitolo Insomniac ha voluto inserire delle sorprese. Chi ha giocato a Spyro: Year of the Dragon ricorderà sicuramente le sezioni di skatebord, in cui potevamo far eseguire a Spyro incredibili acrobazie e sfidare Hunter. L’aggiunta dello skatebord è a tratti inspiegabile e probabilmente dovuta al grande successo di Tony Hawk: Pro Skater ma resta il fatto che ha regalato a tutti i fan momenti indimenticabili.

L’altra grande novità di Spyro: Year of the Dragon è stata l’aggiunta di altri personaggi da sbloccare, che avrebbero accompagnato Spyro aiutandolo a superare livelli creati su misura per loro. Spyro avrebbe dovuto cedere una quantità piuttosto consistente di gemme all’ormai iconico Riccone, cha avrebbe liberato il nostro nuovo amico. In ordine di apparizione abbiamo Sheila, il canguro capace di raggiungere altezze smisurate con il suo potente salto, Sgt. Byrd, il sergente pinguino in grado di lanciare bombe dall’alto, Agent 9, la scimmietta dotata di pistola laser, e Bentley, lo yeti forzuto.

Questi nuovi personaggi garantiscono un gameplay variegato e mai ripetitivo, che è stato fondamentale per la riuscita del terzo capitolo della saga. Le mosse e le abilità di Spyro rimangono pressochè le stesse per tutta la saga e, sebbene il suo resti un moveset solido e scattante, intervallare l’avventura con sezioni dal gameplay totalmente diverso è stata una scelta azzeccata a nostro parere.

Un mondo colorato e divertente

Il fascino della trilogia originale di Spyro è il risultato della somma di più elementi e il mondo di gioco e la sua atmosfera è una costante che caratterizza l’intera saga. Spyro: Year of the Dragon ci porta in un mondo coloratissimo che è un piacere esplorare e osservare con stupore. Se lo esaminiamo con gli occhi di oggi ci rendiamo conto che il titolo del 2000 ha sfruttato al massimo le potenzialità della prima PlayStaton e molte sbavature del comparto grafico sono evidenti.

Spyro: Year of the Dragon però va collocato e valutato nell’ambito della sua epoca e a nostro parere Insomniac ha confezionato un platform irripetibile, dominato da un protagonista dalla personalità unica e travolgente che ci auguriamo di rivedere presto.

E voi avete mai giocato a Spyro?

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RECENSIONE
  • VOTO
4.5

Il magico modo di Spyro

Spyro: The Dragon rappresenta l’apice della trilogia targata Insomniac. L’avventura del draghetto viola ci porta alla ricerca delle uova in un mondo coloratissimo e unisce elementi di gameplay che abbiamo imparato a conoscere nei capitoli precedenti con alcune novità molto interessanti