Chi ama i videogiochi conosce l’immensa importanza che Valve ha rivestito nell’evoluzione del mezzo videoludico. La compagnia fondata da Gabe Newell ha rivoluzionato il mondo dei videogiochi, con titoli storici come Half -Life e Portal fino ad arrivare a Steam, la piattaforma che è diventata sinonimo di PC gaming e ha aperto le porte alla nuova era digitale.
Valve è sempre stata una realtà all’avanguardia, che negli ultimi trent’anni ha sempre anticipato i tempi, ma cosa ha contribuito a creare questo mito? Perché Valve è riuscita a riscrivere le regole dell’industria, e cosa possiamo imparare dal suo approccio unico?
Oggi analizziamo la leggenda di Valve e la rivoluzione di Gabe Newell nel mondo dei videogiochi.
Le origini di un colosso

Gabe Newell oggi è una figura leggendaria. La sua immagine è quella del gamer che è riuscito a sfondare e a costruire il proprio successo, in barba a Microsoft e a tutte le grande compagnie. Gabe era riuscito a vivere il sogno di tutti gli appassionati di videogiochi e creare una propria casa di produzione, che metteva al primo posto i giocatori e rispettava la propria community.
Il mito di Valve nasce nel 1996, un annata storica per il mondo dei videogiochi, che ha visto Gabe Newell allontanarsi dal suo posto di lavoro a Microsoft e fondare il suo studio indipendente. Valve non perde tempo e l’anno successivo rilascia il titolo che marchierà a fuoco il suo nome nella storia del gaming: Half-Life.
L’avventura di Gordon Freeman ha rappresentato l’esordio perfetto per Valve, che ha ridefinito il genere degli sparatutto con un titolo dall’impatto epocale. Per la prima volta nella storia uno sparatutto in prima persona prediligeva l’elemento narrativo, accompagnando il giocatore nei meandri della Black Mesa per scoperchiare un complotto governativo e scardinare un’invasione aliena che minaccia di mettere a repentaglio la civiltà umana.
Half-Life ha messo in mostra anche quanto fosse all’avanguardia il processo di sviluppo di Valve, che era riuscita a creare NPC complessi, in grado di eseguire interazioni uniche con il giocatore ed immergerlo ancora di più nel mondo di gioco.
Dopo aver rivoluzionato i videogiochi single-player, Valve decide di ampliare i suoi orizzonti e nel 2000 rilascia Counter Strike. Il settore dei multiplayer era ancora agli albori ma l’arrivo del FPS di Valve preparerà il terreno alla nascita degli E-Sport, inaugurando una saga che ancora oggi domina la scena competitiva e i tornei internazionali.
Nel nuovo millennio Valve diventerà un’istituzione per i videogiocatori di tutto il mondo e continuerà a sfornare capolavori come Portal, Team Fortress 2, Left 4 Dead e Half-Life 2. L’ Orange Box lanciata nel 2007 rappresenta ancora oggi una delle migliori collezioni di sempre, perchè Valve offriva Half-Life 2, Team Fortress 2 e Portal alla cifra di 50$.
Uno dei più grandi punti di forza di Valve era il suo rapporto diretto con la community. A differenza di tutte le altre software house, la compagnia di Gabe Newell trattava i suoi fan come fossero parte di una grande famiglia e questo atteggiamento veniva costantemente ripagato dai milioni di appassionati.
Nell’ottobre 2003 una grave fuga di dati ha colpito Valve, portando alla diffusione di una versione incompleta di Half-Life 2. A quel punto la compagnia rischiava di subire danni economici incalcolabili. Gabe Newell allora ha deciso di rivolgersi direttamente alla community, raccontanto onestamente l’accaduto e chiedendo aiuto ai fan, che non hanno esitato neanche un momento ad accorrere in soccorso del loro idolo.
Gabe Newell era diventato il volto pubblico di Valve ed era profondamente rispettato da tutti gli appassionati, che si sentivano rappresentati da lui. Si trattava di un “vero gamer”, che era riuscito a riportare la passione all’interno dell’industria e l’aveva così rivoluzionata favorendo le priorità dei videogiocatori.
La nascita di Steam

Steam lo conosciamo tutti. È diventato il punto di riferimento per il gaming su PC, tanto da avere quasi monopolizzato il mercato. Solo negli ultimi anni la piattaforma ha cominciato ad avere qualche accenno di concorrenza da parate di Epic Games e GOG, ma la sua posizione dominante è evidente e fondata su vent’anni di supporto costante al servizio e agli utenti.
L’enorme successo di Steam ha inciso profondamente su Valve e la sua organizzazione interna. La compagnia avrebbe potuto contare su una fonte virtualmente inesauribile di denaro e questo avrebbe permesso allo studio si strutturarsi in maniera differente.
Valve era diventata un’utopia per i professionisti dei videogiochi. Si era deciso di eliminare qualsiasi forma di gerarchia e permettere ad ogni singolo sviluppatore di impiegare il suo tempo a seconda dei suoi talenti e dei suoi obiettivi. Ciascuno poteva lavorare a quello che voleva, senza costrizioni legate a scadenze o profitti ipotetici.
Essendo una compagnia privata che pubblicava i suoi titoli, Valve non aveva investitori da soddisfare e poteva permettersi di sperimentare con progetti nati dalla creatività del proprio staff. Il costante flusso di denaro garantito da Steam aveva regalato a Valve una posizione unica, che permetteva di esplorare progetti milionari, senza paura dell’eventuale cancellazione o fallimento. Steam aveva cambiato tutto.
L’immagine utopica di Valve però col tempo ha cominciato a scricchiolare, e lentamente la facciata della compagnia senza capi ha iniziato a sbiadirsi e a rivelare una realtà molto più scomoda di quanto Gabe e i suoi volessero far apparire.
La struttura fluida di Valve, che sulla carta garantiva libertà e innovazione, si è nel tempo rivelata un’arma a doppio taglio. L’assenza di una gerarchia definita ha permesso la formazione di una leadership di fatto, capace di agire nell’ombra e creare un clima di lavoro tossico. Molti ex dipendenti, protetti dall’anonimato, hanno raccontato di come l’azienda offrisse generosi compensi a chi decideva di andarsene, a patto di firmare un accordo di non divulgazione. Un silenzio forzato che ha contribuito a mantenere nascosti i lati più oscuri della compagnia.
Così facendo Valve aveva diluito i valori che un tempo la rappresentavano. I principi di innovazione, creatività e coraggio che avevano contribuito a creare il mito di Valve, nel tempo erano stati accantonati in favore del freddo e calcolato profitto.
Tra il 1997 e il 2011, Valve ha costruito la sua leggenda, infrangendo ogni barriera imposta dall’industria videoludica e sfidandone i preconcetti. Con una serie di titoli rivoluzionari, si è guadagnata il ruolo di eroe indiscusso per i videogiocatori di tutto il mondo. Tuttavia, dopo Portal 2, la compagnia sembra essersi adagiata sugli allori portati della sua mentalità innovativa, trasformandosi da studio di sviluppo all’avanguardia in un publisher sempre più focalizzato sulla massimizzazione delle rendite del suo onnipresente launcher.
Non c’è 2 senza 3

Nonostante Valve abbia perso lo smalto di un tempo, questo non vuol dire che abbia seguito il percorso tracciato dalle altre grandi software house. La compagnia di Gabe Newell è sempre stata un’ anomalia nell’industria videoludica e non ha spremuto il potenziale dei suoi IP fino ad annacquare saghe storiche con decine di sequel.
Gli standard elevatissimi stabiliti nel periodo d’oro della compagnia hanno obbligato Valve ponderare bene le proprie mosse e hanno paralizzato lo sviluppo di molti titoli, tuttora attesissimi, che non hanno mai visto la luce e hanno lasciato una scia di rimorsi e sogni infranti.
Il simbolo di questa filosofia è senza dubbio Half-Life 3, il terzo capitolo della saga simbolo di Valve diventato ormai una chimera per tutta la community. Ad intervalli regolari le voci su una possibile uscita a sorpresa dell’ultimo capitolo della trilogia si rincorrono sui social e la stampa, per poi essere sistematicamente disattese fra i sospiri collettivi dei fan speranzosi.
In origine Half-Life 3 avrebbe dovuto uscire nel 2007 ma i consueti ritardi nello sviluppo hanno posticipato il lancio a data da destinarsi. Il “Valve Time” però ormai si sta protraendo da quasi vent’anni e, sebbene una flebile fiammellla di speranza sia sempre accesa nei cuori dei fan, i più hanno gettato la spugna e accettato che Half-Life 3 non esisterà mai.
Gabe Newell ha sempre evitato la domanda che gli veniva posta sistematicamente ad ogni intervista e oggi ormai nessuno crede davvero che Half-Life avrà un futuro. L’ultimo sussulto risale al 2020, quando Valve ha annunciato al mondo l’uscita di Half-Life: Alyx, un ottimo titolo disponibile esclusivamente in VR che però non potrà mai soddisfare la sete della community e prendere il posto di Half-Life 3.
Non si può fare a meno di notare che Valve abbia un problema con il numero 3. Le saghe storiche della compagnia sono quasi tutte composte da due titoli fenomenali, che rivoluzionano i dettami dei rispettivi generi, ma che non riescono mai a trovare una definitiva conclusione. Portal, Left 4 Dead e Half-Life hanno simboleggiato l’ascesa di Gabe Newell e la sua compagnia, che però li ha abbandonati in favore di facili profitti derivanti da altri progetti più redditizi.
Le entrate sicure portate da Steam, il successo di Dota e Counter Strike hanno trasformato Valve dalla compagnia prediletta dai fan, che non peteva sbagliare un colpo e rilasciava soltanto capolavori, ad una brutta copia di se stessa che pare ormai incapace di regalare una degna conclusione alle saghe che l’hanno resa leggendaria.
Il mondo dei videogiochi sarà per sempre in debito con Valve, una compagnia che ha scosso le fondamenta dell’industria e definito il futuro del medium. I videogiochi prodotti dal team di Gabe Newell restano fra i migliori esemplari di questa forma d’arte e l’impatto di Steam è fra i principali responsabili dell’esplosione dei videogiochi nella cultura di massa.
Tuttavia se siete amanti dei videogiochi, il destino di Valve non potrà non lasciarvi un retrogusto amaro in bocca, causato dalla progressivo ritiro della compagnia dal ruolo di sviluppatore e avanguardia artistica, in favore di un ruolo molto meno romantico ma estremamente redditizio.
E voi che ne pensate del destino di Valve?
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