C’è stato un tempo in cui possedere un videogioco significava toccarlo con mano. Si aspettava impazienti il giorno dell’uscita e ci si recava al nostro negozio di fiducia con i contanti risparmiati nel corso delle settimane e si prelevava la copia avvolta nel caratteristico involucro di plastica. Scartare il videogioco diventava quasi un rito. Aprire la scocca della custodia e trovare il disco scintillante a destra e il manuale a sinistra, pieno di curiosità da leggere durante il tragitto nel sedile posteriore della macchina era un momento fondamentale dell’esperienza.
Oggi quella sensazione sta diventando un ricordo sempre più lontano. L’industria videoludica ha abbriacciato gli ultimi progressi tecnologici e sta progressivamente abbandonando i supporti fisici. L’ultima generazione di console ha presentato due opzioni più economiche che hanno eliminato del tutto il lettore di dischi fisici e hanno delineato chiaramente quali siano gli obiettivi futuridelle grandi software house.
Con l’inizio del nuovo anno e l’annucio di Switch 2 sembra che il mondo dei videogiochi sia pronto a compiere il passo successivo e secondo noi è giusto domandarsi: che cosa ne sarà dei videogiochi fisici? Fra convenienza e sacrifici vogliamo capire meglio quale sarà il destino dei videogiochi e darvi la nostra opinione riguardo a questa annosa questione.
Passato, presente e futuro dell’intrattenimento

Molti di voi ricorderanno i tempi in cui l’intrattenimento circolava sotto forma di disco. Che si trattasse di videogiochi, film o album musicali, il nostro tempo libero era dominato da questi supporti circolari che risplendevano all’inteno delle nostre case. Il disco era quasi un simbolo, tramite il quale comunicare le proprie passioni al mondo esterno.
C’era chi collezionava DVD in album organizzati in ordine alfabetico e chi esponeva i propri CD musicali preferiti in quelle apposite mensole in ferro battuto che fanno tanto anni ’90. Persino i videogiochi si sono adattati, passando dalle scomode cartucce all’inevitabile disco.
Fino all’era di PlayStation 2 il processo di sviluppo e lancio del videogioco era standardizzato e accomunava tutti. Gli sviluppatori lavoravano per creare la migliore versione possibile del gioco, che poi venivana riprodotto sul disco e confezionato nelle custodie delle rispettive console. A quel punto i giocatori, il giorno del lancio, si sarebbero recati nei negozi a ritirare la propria copia e a casa ad apprezzare l’unica versione possibile del titolo.
Non esisteva la facoltà di alterare nessun elemento del gioco, risolvere bug o includere nuovi contenuti. Una volta pubblicato, il gioco non avrebbe potuto essere modificato e lo studio di sviluppo poteva soltanto sperare che il suo lavoro sarebbe stato apprezzato dal pubblico. In caso contrario l’unica cosa da fare sarebbe stata concentrarsi sul progetto successivo e cercare di fare meglio la prossima volta.
Questa formula ha iniziato a cambiare nel 2005, quando Xbox ha inaugurato Xbox Live, il primo esempio di store digitale su console. L’idea era smplice: permettere ai giocatori di acquistare software online, per poter sopperire alle mancanze dei negozi fisici e non perdere per strada alcun profitto potenziale. Successivamente anche PlayStation si è adattata con il suo PS Store e Nintendo ha seguito con Wii Shop.
Il mercato dei videogiochi digitali si è progressivamente allargato negli anni, fino a superare il quello fisico e surclassarlo ai tempi della pandemia.
Il digitale conviene?

La produzione di videogiochi in formato fisico presuppone un notevole investimento economico da parte dei publisher. Le software house devono sobbarcarsi i costi di produzione del disco e della confezione, senza considerare lo sforzo di distribuzione che tende a lievitare più ci si allontana dalla casa madre.
Naturalmente non tutti gli sviluppatori possono sostenere questi sforzi economici, in particolare se si considera che si tratta di investimenti che precedono il lancio del gioco. Non è possibile conoscere i destini commerciali del videogioco e c’è la possibilità che i costi di produzione non verranno recuperati dalle vendite.
L’emergere del digitale ha senza dubbio favorito gli sviluppatori indipendenti, che negli ultimi hanno fatto fiorire un settore promettente del mercato videoludico e che, a nostro parere, rappresenta il futuro dei videogiochi. Queste piccole realtà hanno potuto beneficiare di un mercato totalmente digitalizzato come quello su PC e hanno potuto esporre le proprie creazioni ad una platea immensa di videogiocatori. Una platea che solo qualche anno fa sarebbe stato impossibile raggiungere senza il supporto di PlayStation o Xbox.
Per quale motivo allora il digitale viene accolto con tanta diffidenza da un’ampia fetta di appassionati? Per rispondere a questa domanda bisogna analizzare i limiti dei videogiochi venduti in formato digitale e come questi vengano gestiti dalle software house.
Se i videogiochi digitali sono accolti con così grande scetticismo, il motivo è da ricercarsi nella validità di questi acquisti. È stato dimostrato come comprando un videogioco da uno store digitale non garantisca all’acquirente la proprietà assoluta del software. Si tratta invece di una licenza di utilizzo, che il publisher si riserva il diritto di revocare in futuro per qualunque motivo.
Negli anni abbiamo assistito a diversi esempi di videogiochi ritirati dalla vendita per le più varie ragioni. Solitamente queste si possono ricondurre ad un mancato rinnovo delle licenze di terze parti o alla scelta degli sviluppatori di chiudere i server che ospitavano il gioco. Deadpool, Spec Ops: The Line e Babylon’s Fall sono solo alcuni esempi di videogiochi che ora non possiamo più provare, a meno che non siamo riusciti ad acccaparrarcene una copia fisica.
Questo pone i videogiocatori in una posizione di sfavore, poichè le loro librerie potrebbero essere svuotate in qualsiasi momento a causa di decisioni prese ai vertici delle compagnie, che naturalmente sono votate al profitto. La tendenza alla digitalizzazione è facilmente imputabile alla volontà delle software house di massimizzare i profitti ma questo non danneggia soltanto i giocatori, che non possono più acquistare un videogioco nel vero senso del termine, ma rischia di deteriorare anche l’eredità culturale del mezzo videoludico.
I videogiochi fisici sono sempre più spesso considerati oggetti da collezione, utili ad abbellire le librerie degli appassionati. Tuttavia mantenere una traccia tangibile delle opere prodotte nel corso dei decenni dai grandi artisti del videogioco è una missione da non sottovalutare. Il valore culturale e artistico dei videogiochi è innegabile e con una svolta preponderante verso il digitale si rischia di perdere e dimenticare alcuni dei titoli che hanno fatto la storia e meritano di essere ereditati dalle generazioni successive.
Ognuno di noi ha un videogioco che occupa un posto speciale nel proprio cuore e che vorrebbe un giorno fare provare ai suoi figli. Il supporto fisico permette che questi desideri possano diventare realtà e che la memoria artistica possa tramandarsi nel tempo. Sarebbe impensabile un mondo in cui, a intervalli decennali, tutte le biblioteche del mondo venissero svuotate e, sebbene si tratti di forme d’arte estremamente differenti, abbiamo il diritto e il dovere di preservare la memoria videoludica.
Pro e contro

La digitalizzazione del mercato dei videogiochi sembra un destino inevitabile ma i pregi della buona vecchia copia fisica sono troppo evidenti per poter essere ignorati.
Il vantaggio di avere una libreria di videogiochi fisici è la possibilità di svere fra le mani un oggetto tangibile, una copia che possiamo inserire all’interno della nostra console ogni volta che vogliamo, senza preoccuparci dello stato dei server o delle licenze. È una vera e propria capsula temporale che ci permette di ritornare in un mondo nel quale abbiamo costruito tanti ricordi e di mostrarlo con fierezza ad amici e parenti. Le copie fisiche però corrono il rischio di rovinarsi con il tempo o perdersi per colpa di una fatale disattenzione.
I videogiochi in formato digitale hanno permesso di superare questo tipo di rischio e hanno dato il via ad una democratizzazione dell’industria, lasciando spazio al nostro amato mondo indie, che senza la svolta digitale avrebbe fatto molta più fatica ad emergere. I videogiochi digitali però sono per loro stessa natura impalpabili e per quanto possano permetterci di fruire più comodamente di una libreria sempre più ampia, ci derubano della possibilità di possedere realmente il nostro acquisto.
Sebbene il futuro sia improntato verso il digitale, a nostro parere i videogiochi fisici hanno ancora un’ importanza e una funzione che non può essere trascurata. Starà ai giocatori ora decidere come schierarsi.
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