L’arrivo delle console ha contribuito a portare i videogiochi nelle case di tutti e a renderli accessibili ad una platea sempre crescente di appassionati. Nintendo è stata per anni il leader incontrastato del settore ma, a metà degli anni’90, Sony ha fatto il suo ingresso trionfale nell’industria videoludica con la sua PlayStation, che ha detronizzato SEGA sfidando concretamente la dinastia Nintendo.

La prima PlayStation fu un succeso e se Sony era riuscita a conquistarsi un’ ampia fetta del mercato delle console casalinghe, Nintendo dominava ancora incontrastata il settore dei sistemi da gioco portatili con il leggendario Game Boy. Sony decise quindi di tentare l’inseguimento sfidando ancora una volta Nintendo, stavolta in un settore nel quale la grande N aveva conquistato un monopolio di fatto.

Oggi vi parliamo della PSP, la console portatile di Sony che è finita per crollare sotto il peso delle sue smisurate ambizioni.

Una tecnologia rivoluzionaria

Con il lancio di PlayStation 2 nel 2000, Sony aveva di fatto conquistato una posizione dominante nell’industria. La seconda iterazione di PlayStation aveva migliorato tutti gli aspetti della prima e all’inizio degli anni 2000 era la console più desiderata da tutti. PlayStation 2 aveva tutto: un design iconico, decine di titoli meravigliosi e un potenza di fuoco che Sony si era assicurata di equipaggiare nell’hardware. Inoltre PS2 poteva leggere anche i DVD e questo dettaglio è riuscito a convincere milioni di genitori in tutto il mondo ad acquistare la console.

L’arrivo di una PlayStation portatile era ormai inevitabile e i rumors sulla questione continuava a ricorrersi, finchè PlayStatione decide di organizzare il grande annuncio a E3 2003. Sul palco della kermesse, Ken Kutogi rivela l’arrivo di PSP, il “nuovo membro della famiglia PlayStation”, che il marketing Sony definisce “il walkman del XXI secolo”. È facile oggi deridere una descrizione del genere, ma bisogna ricordare che il 2003 era un’epoca profondamente diversa, che non aveva ancora conosciuto la potenza e la versatilità dello smartphone.

La nuova console portatile di casa Sony avrebbe utilizzato una tecnologia rivoluzionaria, quella del disco UMD. La sigla si traduceva in ‘Universal Media Disk’ e si avaleva di dischi grandi la metà di quelli tradizionali, che avrebbero potuto supportare 1.8 GB di dati.

Si trattava di una svolta. PSP avrebbe potuto garantire grafiche comparabili a PlayStation 2, sarebbe stata retroilluminata e collegabile a tutti gli altri device Sony per il gioco in multiplayer. La breve presentazione aveva già fatto breccia sul pubblico, ancora prima che il prototipo fosse svelato.

L’anno successivo PlayStation annuncia formalmente la nuova PSP e mostra al pubblico il design compatto e futuristico della prima console portatile di casa Sony. Sul palco vengono presentati i giochi in arrivo e viene proiettato il trailer dell’atteso Spider Man 2 con Tobey Maguire per dimostrare la qualità grafica supportata da PSP.

I videogiocatori non vedono l’ora di averla fra le mani e Nintendo perde l’occasione di rispondere con la sua Nintendo DS, che non riesce a catturare l’attenzione del pubblico e finisce per trovarsi ad inseguire PSP.

Le prime difficoltà

Il 12 dicembre 2004 PSP arriva sugli scaffali giapponesi, mentre in USA la nuova console sbarca a marzo 2005. L’Europa dovrà attendere il 1 settembre 2005 ma tutti i bacini di utenza fanno registrare numeri straordinari per la prima console portatile di PlayStation.

Sembrava che PlayStation fosse sulla strada giusta per contendere il mercato portatile a Nintendo, solidificando sempre di più la sua presenza come attore principale dell’industria videoludica.

Nel giro di qualche mese però gli hacker trovano il modo di intrufolarsi nel sistema di PSP e a craccarne il codice. In poco tempo versioni del codice di PSP hanno iniziato a circolare online e venivano utilizzati per aggirare le misure di sicurezza imposte dalla casa madre. Questo rappresentava un danno incalcolabile per le casse di Sony, che si è affrettata a sviluppare un nuovo update. PSP avrebbe avuto la possibilità di navigare sul web ma il vero scopo dell’aggiornamento sarebbe stato quello di potenziare la sicurezza del sistema e di proteggere le vulnerabilità del codice.

Nel 2005 Sony annucia l’arrivo di PlayStation 3 e iniziano ad intravedersi le prime crepe del progetto PSP. Le cifre mostravano che la console portatile aveva riscosso grande successo in tutto il mondo ma questi numeri non si traducevano nella vendita di software. I giocatori acquistavano molti meno videogiochi in confronto agli standard registrati su PlayStation 2 e la tecnologia UMD non aveva sollevato l’interesse sperato. Questo ha portato ad una scarsità di software disponibili, che hanno danneggiato l’appetibilità della console sul mercato.

Sebbene Sony si fosse impegnata ad appoggiare PSP con diverse esclusive di valore, Nintendo DS prendeva sempre più quota e recuperava lentamente lo svantaggio sulla console rivale grazie alla comparsa di videogiochi che sfruttavano la funzione del touch screen implementata dal sistema. La guerra contro gli hacker inoltre continuava a drenare risorse da PlayStation, che cominciava a rendersi conto delle falle della sua PSP.

Nel 2007 Sony presenta al pubblico una versione Slim, pensata per infondere nuova linfa vitale a PSP. La nuova edizione della console portatile era più leggera del 33% ed era dotata di una batteria migliorata, abbinata alla possibilità di trasferire l’output video sullo schermo del televisore.

Questa mossa però si è rivelata insufficiente perchè Nintendo DS aveva stabilito ormai il suo dominio con 64 milioni di copie vendute, disintegrando gli appena 35 milioni di PSP.

La fine di PSP

PlayStation ha provato a ribaltare le fortune di PSP proponendo diverse versioni alternative al pubblico, come la PSP Go che supportava soltanto i software acquistati digitalmente, proteggendo così PSP dagli hacker e promuovendo il nuovo PlayStation Network. La scelta di Sony di abbandonare definitivamente il lettore UMD però suonava come una resa e il prezzo di listino elevato ha fatto crollare ancora di più le vendite.

Il pubblico sembrava aver voltato pagina e si rumoreggiava già di una nuova PlayStation portatile che avrebbe soppiantato PSP. Nel 2011 PlayStation annuncia la PS Vita, scrivendo definitivamente la parola fine sul progetto PSP. PS Vita non è mai riuscita ad affermarsi, a causa della crescente popolarità dei videogiochi mobile che hanno bloccato completamente qualsiasi possibilità di successo.

PlayStation è riuscita ad intercettare un’ottima intuizione con PSP ma il progetto non è mai decollato come avrebbe potuto a causa della mancanza di supporto da parte della casa madre e della decisione cieca di puntare sulla tecnologia UMD, rivelatasi un fallimento ampiamente prevedibile.

Gli alti costi di manutenzione e l’incapacità di prevedere l’arrivo del mercato mobile hanno condannato PSP al fallimento. Ora sembra che PlayStation proverà a sfidare di nuovo Nintendo e la sua Switch 2 ma, oggi come allora, la strada per il successo è in salita e noi saremo qui a raccontarvela.

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